Dai Cinque stelle arriva l’altolà a Piero De Luca sottosegretario

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I primi pronti ad alzare le barricate sono i parlamentari M5s, soprattutto la pattuglia di deputati e senatori eletti a Salerno. Impossibile da digerire l’eventuale nomina di Piero De Luca, deputato, figlio del governatore, a sottosegretario nel governo che verrà dopo la crisi. Eppure l’aspirazione del rampollo del presidente ormai non è un segreto per nessuno. Il suo nome per quell’incarico era sul tavolo già nell’estate del 2019 quando fervevano le trattative del Conte II, il governo nato dall’accordo Pd-M5s. Poi non se ne fece nulla.
L’occasione si ripresenta e cade questa volta dopo l’exploit alle Regionali di De Luca padre. Con il passare delle ore la tensione sale e bisogna farsi trovare pronti. Tant’è che il deputato salernitano avrebbe già l’asso nella manica: “Dobbiamo organizzare un nostra corrente nel Pd – avrebbe detto ai suoi – perché non dobbiamo chiedere più niente a nessuno”.

È l’ordine di scuderia che è venuto fuori dagli ultimi incontri con il gruppo di fedelissimi salernitani. E De Luca junior sarebbe attivissimo sull’asse Roma-Napoli-Salerno. Si susseguono contatti con parlamentari del Sud, per arruolare truppe e costruire l’area deluchiana. In questa logica va letta la nomina ieri da parte della Regione di Emilio Di Marzio a presidente dell’Adisurc, l’ente per il diritto allo studio. Ex consigliere comunale, già portavoce del governatore nel 2015, Di Marzio è legatissimo a Gianni Pittella, già europarlamentare, oggi senatore lucano. Ecco uno dei possibili tasselli per comporre il mosaico deluchiano nel Pd. Fino a questo momento De Luca junior è stato considerato nell’orbita della corrente maggioritaria dei dem, chiamata Base Riformista: un gruppo che fa riferimento agli ex renziani Luca Lotti e Lorenzo Guerini. “Quando Piero – spiega una fonte interna al Pd – voleva fare il sottosegretario nel Conte II, Base Riformista di fatto l’ha mollato. Per questo ora lui si vuole affrancare da Lotti e Guerini che tra l’altro in Campania rispondono rispettivamente al consigliere regionale Mario Casillo e al deputato Lello Topo”.

Non solo. Per i De Luca’s il peso da acquisire nel Pd è legato anche ai futuri equilibri nazionali nei dem. Se per esempio ritornasse al governo Andrea Orlando, in cima al totonomi del Conte ter, ossia il vice segretario di Nicola Zingaretti che nel partito ha sempre cercato di arginare De Luca, per il figlio del governatore i giochi verso un ministero si complicherebbero. Insomma il fuoco amico si aggiungerebbe al veto dell’M5s, la cui base in regione già si tappa le orecchie quando sente di intese per le elezioni amministrative.

“Meglio stare al governo con Salvini o Boschi che con Piero De Luca – racconta una fonte interna all’M5s – essere alleati col Pd ci può stare, ma al governo con De Luca no. Non lo accetterebbero mai i nostri parlamentari sopratutto salernitani. Perché a Salerno non c’è centrodestra contro centrosinistra, ma due poli: chi sta con De Luca e chi sta contro De Luca. E in caso di nomina di De Luca jr il centrodestra ci aspetterebbe al varco”. Eppure quell’incarico da sottosegretario potrebbe essere la cruna da cui far passare il sottilissimo ago dell’alleanza Pd e M5s alle Comunali di Napoli. Garantendo al Pd il placet del governatore che non a caso, attraverso il suo vice in Regione Fulvio Bonavitacola, la settimana scorsa ha fatto buon viso al “campo largo” verso l’M5s. E non è passato inosservato nelle ultime ore un incontro a tre: allo stesso tavolo il consigliere Casillo, il deputato Topo, che insieme fanno la cassaforte dei voti del Pd napoletano, e il ministro Enzo Amendola, il nome che piace a molti per la poltrona di sindaco.
 

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