Dal modello Ursula alla salvezza nazionale, dal governo repubblicano a quello di scopo: le formule della crisi

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Dalla “salvezza nazionale” al “modello Ursula”, dal governo repubblicano all’esecutivo di scopo: ecco, spiegate in modo semplice, le formule che potrebbero risolvere l’equazione della crisi che si è aperta con le dimissioni di Giuseppe Conte. Senza soluzione, ci sono soltanto le elezioni.

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Salvezza nazionale

E’ l’ultimo scenario emerso, l’ultima etichetta suggestiva a un’alleanza che dovrebbe consentire a Conte di succedere a se stesso: prevede l’attuale maggioranza (5 Stelle, Pd, Leu) allargata di nuovo a Italia Viva ma non solo: in coalizione entrerebbero i gruppi parlamentari dei “responsabili”, con deputati e senatori di area centrista che hanno già votato la fiducia a Conte, ma anche con l’Udc e con gli esponenti di Cambiano! (il movimento di Giovanni Toti)  che nei fatti toglierebbero al partito di Renzi il ruolo di ago della bilancia. Da verificare, però, la consistenza dei nuovi innesti parlamentari  e la disponibilità di Iv a far parte di un esecutivo di questo tipo.

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Modello Ursula

L’espressione fu coniata nella rovente estate del 2019, con la crisi del governo gialloverde: fa riferimento a una maggioranza specchio delle forze politiche che elessero alla presidenza della commissione Ue Usula von der Lyen. Una coalizione di socialdemocratici e popolari, che nel nostro parlamento si estenderebbe dall’alleanza giallorossa sino a Forza Italia. La tentazione di aderire a un progetto di questo tipo appartiene a Silvio Berlusconi (e soprattutto a molti dei suoi parlamentari) che però non vuole rompere l’unità del centrodestra. Questa soluzione è difficilmente digeribile da una parte dei 5Stelle, poco incline a un accordo col Cavaliere.

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Governo “repubblicano”

Una formula rilanciata da Goffredo Bettini, ideologo del Pd, che ha parlato precisamente di esecutivo “repubblicano ed europeista”. Sotto l’ombrello del termine “repubblicano” stanno tutte le forze politiche di chiara ispirazione antifascista, che in ogni caso si oppongono alle destre sovraniste. Ecco perché l’estensione di uno schieramento “repubblicano” potrebbe ricomprendere anche i popolari di Forza Italia: questa formula è più vicina al modello Ursula che al governo di salvezza nazionale.

Il racconto

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Premier diverso, stessa maggioranza

Un’altra delle ipotesi sul tappeto è un governo con la stessa maggioranza, allargata ai centristi, e un premier diverso: senza un accordo fra Conte e Renzi e se i nuovi alleati diventati determinanti reclamassero discontinuità, si dovrebbe pensare a una soluzione alternativa all’avvocato. In questo caso si partirà dalla ricerca di un candidato interno ai 5 Stelle (Di Maio in primis) ma i dem sono pronti a lanciare propri nomi: Dario Franceschini e Nicola Zingaretti. Da verificare, in questo caso, il gradimento dei grillini.

Governo tecnico

Fra gli scenari possibili, anche quello di un governo retto da un tecnico come l’ex presidente della Bce Mario Draghi o l’ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia, sul modello di quello che nel ’93 vide Ciampi a Palazzo Chigi: una squadra di ministri composta in parte da politici e in parte da esterni (con Ciampi c’erano fra gli altri Cassese e Ronchey) retta da forze di segno diverso unite in larghe intese, o anche solo da chi ci sta.

Governo di unità nazionale

Tutti i partiti dell’arco parlamentare uniti per tirare fuori il Paese dall’emergenza: in questo caso la guida potrebbe essere tecnica (Draghi, Cartabia, ma anche Visco o Cottarelli) ma anche politica. Scenario che dovrebbe contemplare la compresenza di partiti riformisti e sovranisti, in nome degli interessi del Paese. Pd e 5Stelle finora si sono detti contrari, Berlusconi e altre forze centriste (fra cui Cambiamo! di Toti) lo indicano come soluzione.

Governo di scopo

In caso di mancato accordo fra le forze politiche, e di impossibilità di costituire una maggioranza robusta, una via d’uscita potrebbe essere un governo di scopo. Si chiama così perché vincolato a un mandato preciso esplicitato dal Quirinale (in questo caso potrebbe essere l’emergenza pandemia)  e con un orizzonte temporaneo delimitato: le elezioni. Potrebbe essere guidato da un tecnico e da un politico, con il beneplacito dei partiti rappresentati in parlamento.

Elezioni

Se nessuna di queste formule dovesse trovare i numeri nei due rami del Parlamento a Mattarella non resterebbe che sciogliere le Camere a mandare il Paese al voto a tre anni dalle ultime Politiche. In piena pandemia, è uno sbocco della crisi che non piace (quasi) a nessuno, nemmeno al Quirinale. Ma pregiudiziali, veti incrociati e numeri risicati non lo escludono affatto.

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