Dal casellario giudiziale obbligatorio per i volontari a contatto con i minori all’educazione affettiva già nelle scuole primarie, tema in questi giorni molto dibattuto dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin. Ancora: dalle terapie di coppia fin dall’adolescenza a una legge organica contro la violenza. Sono solo alcune delle proposte in tema di teen dating violence che questa mattina sono state presentate dalla Garante per i minori Carla Garlatti in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia.
Casellario per i volontari
Una delle prime proposte avanzate è appunto quella di richiedere ai volontari che hanno a che fare coi minori il casellario giudiziale. “Di fronte alla violenza nei confronti dei minorenni almeno evitiamo l’evitabile. Chi ha commesso reati a sfondo sessuale – spiega Garlatti – non può svolgere attività a contatto con bambini e ragazzi: anche chi fa volontariato stando a contatto con i minorenni in modo continuativo deve presentare il certificato del casellario giudiziale, a prescindere dall’esistenza di un rapporto di lavoro. Parlo di chi svolge attività di volontariato nei centri di aggregazione per minori come oratori, palestre, campi da gioco, associazioni, luoghi di ritrovo, campi estivi e altri ancora”.
Educare all’affettività
“Era l’8 marzo 2021, ero garante da poco, quando ho iniziato a chiedere l’introduzione di corsi all’educazione all’affettività, alla parità di genere e al rispetto nelle scuole, lo dice anche la convenzione di Istanbul e il problema emerge”. Garlatti ha spiegato di aver chiesto già da anni l’introduzione di questo corso di cui in questi giorni si dibatte tanto. “Non serve inasprire le pene, che sicuramente è utile perché chi ha commesso un reato è giusto che venga punito, ma bisogna investire molto nella prevenzione. Fatti come quelli della povera Giulia non devono accadere. Per prevenire ci sono varie forme e una è quella dell’educazione nelle scuole”.
Violenza di genere tra adolescenti
La violenza di genere, ha spiegato la Garante, riguarda anche le coppie di adolescenti. Il fenomeno, che prende il nome di teen dating violence, si manifesta in molti modi. Isolamento dal contesto di vita, scenate di gelosia, pressioni per avere un rapporto sessuale, lettura dei messaggi sul cellulare, condizionamenti sul modo di vestire e di comportarsi. Non sempre i ragazzi si accorgono che questa è una forma di violenza. Uno studio universitario condotto in Friuli-Venezia Giulia ha rivelato che più di una ragazza su dieci di età compresa tra i 15 e i 19 anni ha avuto un’esperienza di violenza nella coppia. “Gli adolescenti, quando si parla di violenza di genere, richiedono un’attenzione particolare in ragione delle loro peculiarità e dei loro linguaggi”, segnala Garlatti.
Centri antiviolenza ad hoc
Ancora la Garante spiega che i centri antiviolenza dovrebbero esserci anche per le adolescenti, non solo per le adulte. “Vanno promossi in tutto il territorio centri antiviolenza specifici, in rete con i servizi già esistenti, nei quali ragazze e ragazzi possano ricevere supporto e informazioni adatti alla loro età da personale specializzato. Inoltre, penso a un questionario di autovalutazione, che possa essere compilato online in anonimato da ragazze e ragazzi, per scoprire e comprendere la gravità della propria situazione e individuare le modalità per affrontare la violenza nella coppia. Qualcosa di analogo al sistema Isa, Increasing Self Awareness, riservato agli adulti”.
Il sommerso
Un altro problema, non secondario, riguarda poi il sommerso: “esistono sistemi di segnalazione per i minorenni – spiega Garlatti – ma occorre fare di più e meglio, dando seguito a una raccomandazione dello scorso settembre del Consiglio d’Europa”. Sono poi carenti, secondo l’Autorità garante, i servizi che spiegano l’importanza e la finalità di una segnalazione, mentre vanno introdotti strumenti per “promuovere e semplificare i meccanismi” e servono anche protocolli di segnalazione unitari a livello nazionale, tenendo distinte le caratteristiche di ciascun ambiente di lavoro o volontariato e deve essere chiarito quando segnalare, chi deve segnalare, come e a chi farlo. Sarebbe necessario poi supportare con consigli chi deve segnalare e, soprattutto, garantire a chi denuncia l’anonimato nell’ambiente nel quale si è verificato il fatto, ove ciò sia possibile.
L’esempio della Spagna
“Intendo però spingermi oltre: partendo da quanto fatto in Spagna – conclude la Garante – si potrebbe discutere e valutare l’ipotesi di introdurre un obbligo di segnalazione a carico di chiunque intercetti gravi segnali di violenza contro i minorenni. Allo stesso tempo tale obbligo va ‘rafforzato’ per chi svolge un’attività abituale a contatto con bambini e ragazzi, siano essi ad esempio animatori, istruttori sportivi o volontari”.
Go to Source