Decreti Ucraina, Ong e Milleproroghe: l’ingorgo d’inizio anno impensierisce la maggioranza

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Il decreto Aiuti quater, all’ultimo passaggio prima di diventare legge. Il decreto Ucraina con il nuovo invio di armi e mezzi. Il decreto Elezioni, il decreto Ischia, il Milleproroghe. E il decreto migranti – da poco licenziato dal Consiglio dei ministri – che prevede una ‘stretta’ sulle Ong. Parallelamente poi l’intenzione di far partire l’iter del disegno di legge sull’Autonomia differenziata, caro alla Lega, il cui testo predisposto dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli è ora al vaglio della presidenza del Consiglio, nella speranza leghista di incassare il via libera entro gennaio. Ecco l’ingorgo di inizio anno. Un intrico di decreti e riforme che la maggioranza dovrà districare in questo avvio di 2023. Una mole di impegni che impensierisce la maggioranza, dopo le agitate maratone in commissione e Aula, tra manovra e decreto Rave, che hanno tenuto deputati e senatori in Parlamento fino alla vigilia di Capodanno.

Il govero e le riforme costituzionali: il presidenzialismo

È stata la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della conferenza stampa di fine anno, a inserire le riforme costituzionali – presidenzialismo – tra le priorità dell’azione di governo, non escludendo un disegno di legge di iniziativa dell’esecutivo qualora le opposizioni puntassero al pantano. A muoversi, intanto, sarà la ministra per le Riforme Elisabetta Casellati, che ha già “parlato con la maggioranza ed entro gennaio lo farà con le forze di minoranza”, ha spiegato la premier. Sul tavolo resta anche l’opzione di dar vita a una Bicamerale, magari più snella e veloce rispetto a quelle del passato, ma se le forze di opposizione dovessero aprire al confronto, allora si potrebbe procedere seguendo la via ordinaria, ovvero in commissione Affari costituzionali. Anche a colpi di maggioranza. C’è poi il capitolo fisco: “Sul tema della riforma fiscale noi intendiamo andare avanti”, ha assicurato Meloni. Ma al momento è tutto allo stato embrionale.

La conversione in legge di diversi decreti

In attesa di capire su quali nuovi provvedimenti intende puntare il governo nel 2023, Camera e Senato saranno impegnate con la conversione in legge di diversi decreti. Il primo da licenziare perché la scadenza è più prossima – il 18 gennaio – è il decreto Aiuti quater, che contiene il nuovo pacchetto di misure a favore di famiglie e imprese contro il caro energia. Già approvato dal Senato con voto di fiducia, il testo del provvedimento approderà lunedì 9 gennaio nell’Aula della Camera per la discussione generale. Non è escluso che il governo ricorra alla questione di fiducia anche nel passaggio a Montecitorio per evitare il rischio di blitz da parte delle opposizioni nella parte molto controversa delle nuove norme sul Superbonus (materia su cui il governo è intervenuto nuovamente anche in manovra).

L’Aula del Senato, invece, sarà impegnata da martedì 10 gennaio con il decreto Ucraina, che prevede la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari. Il provvedimento va convertito in legge entro il 31 gennaio: è al primo passaggio a palazzo Madama e dovrà quindi poi essere esaminato anche da Montecitorio.

Ci sono poi il decreto Ischia, approvato dal Cdm a inizio dicembre dopo la frana che ha devastato parte dell’isola e il decreto Elezioni, che dispone per tutto il 2023 che le operazioni di voto si svolgono sia domenica che lunedì. Inizierà a giorni l’iter parlamentare del decreto Milleproroghe, in scadenza a fine febbraio.

E ancora. C’è il decreto a tutela dell’interesse nazionale nei settori produttivi strategici, licenziato dal Consiglio dei ministri l’1 dicembre. E si aggiunge anche il decreto con le norme sulle Ong: licenziato dal Cdm tra Natale e Capodanno, il provvedimento prevede un ‘codice di condotta’ che regola l’attività di soccorso in mare da parte delle Ong, con sanzioni per i trasgressori, fino alla possibile confisca della nave. Il testo non è ancora stato firmato dal Capo dello Stato e, di conseguenza, non è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

L’Autonomia differenziata

Infine, per quel che riguarda l’Autonomia differenziata, il ministro Calderoli ha riferito di aver trasmesso il testo del ddl alla presidenza del Consiglio. Il passaggio successivo sarà l’esame e il via libera del Cdm, che il ministro leghista punta ad incassare entro gennaio. Dopodichè il ddl sarà discusso in Conferenza unificata con gli enti locali, per poi tornare in Consiglio dei ministri. L’ultima parola spetterà al Parlamento. Ma intanto la Lega pressa, Meloni frena. Nessuno di questi passaggi è scontato.

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