Decreto Covid, l’ira dei presidi per i docenti no vax che non vengono sospesi: “Pagati per non lavorare”

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“Pagati per non lavorare”. La reazione di Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi (Anp), è dura. Una sintesi di un punto critico, per i dirigenti scolastici, del decreto Covid pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 marzo. Il provvedimento non toglie l’obbligo vaccinale per il personale scolastico (varrà sino al 15 giugno), ma al tempo stesso permette di ritornare al lavoro. Professori e bidelli non vaccinati non saranno più sospesi, potranno rientrare a scuola, ma non in classe con gli studenti.

Andranno adibiti ad altre mansioni che non siano l’insegnamento, dunque, e che non prevedano contatto con gli alunni. Il punto contestato: “E’ molto difficile, a scuola, stabilire quali siano le mansioni non a contatto con i ragazzi”, osserva Giannelli. “Gli stessi impiegati di segreteria e i bidelli entrano a contatto con gli alunni. C’è una volontà di normalizzare la situazione di chi non si è vaccinato; gli si paga lo stipendio per non lavorare, dando mansioni sostanzialmente inesistenti”.

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Per Paolino Marotta di Andis (associazione nazionale dirigenti scolastici), si tratta di una “ulteriore complicazione”, per questo “attendiamo indicazioni dal ministero”.

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