Deleghe ai ministeri: Cingolani fa il pieno, le Tlc divise a metà

Pubblicità
Pubblicità

ROMA – Cambiano gli equilibri all’interno del governo Draghi. Si rafforza il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che incamera le deleghe del settore energia sfilate a Giancarlo Giorgetti, l’esponente leghista a capo del ministero dello Sviluppo economico. Tra i due si fa spazio Vittorio Colao, il manager già a capo del gruppo Vodafone cui è stato affidato il ministero dell’Innovazione tecnologica e della Transizione digitale: avrà il coordinamento di tutte le attività legate alle digitalizzazione. I progetti legati al 5G e alla rete Internet dovranno comunque passare da Giorgetti, visto che sono rimasti in capo al Mise.

E nella partita dei ministeri che dovranno occuparsi di innovazione dirà la sua anche Enrico Giovannini: l’ex presidente dell’Istat ha visto modificare la dicitura del suo dicastero in ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili, con quest’ultima indicazione che sconfina nelle deleghe di Cingolani e nelle sue competenze per «combustibili alternativi, reti e strutture di distribuzione per i veicoli elettrici».

Le indicazioni sono nel decreto legge approvato ieri dal consiglio dei ministri. Un testo che consente alla squadra di governo di mettersi al lavoro conoscendo i limiti entro cui muoversi. Per quanto ci sarà bisogno di ulteriori aggiustamenti e non mancheranno conflitti di competenza, viste le novità introdotte, e incidenti di percorso. Il primo è già avvenuto ieri, a margine del consiglio dei ministri. Draghi ha creato alcune aree tematiche, affidandole a gruppi di cinque ministri. E proprio quella relativa all’ambiente ha visto l’esclusione di esponenti del Pd. Ha protestato Dario Franceschini, ottenendo un ripensamento da parte del premier: il Pd ha così trovato posto nella squadra dell’ambiente con Andrea Orlando.

Del resto, attorno ai dossier dell’ambiente si gioca una partita importante. Basta leggere le competenze andate al nuovo ministero guidato da Cingolani. Perché dagli uffici del Mite (acronimo del ministero) passerà la gran parte dei 209 miliardi di fondi europei riservati all’Italia: almeno il 37% del Next Generation EU deve essere speso per la green economy. Alle attività storiche, ora sono state aggiunte le deleghe per l‘energia, in parte ereditate dal Mise, in parte novità. Cingolani si occuperà dello sviluppo di tutti gli impianti rinnovabili compreso l’eolico offshore e relativi incentivi. Inoltre, dovrà sovrintendere ai permessi per le trivellazioni alla ricerca di giacimenti di gas e petrolio, così come alla sicurezza nucleare. Avrà poi il compito di creare una rete nazionale di ricarica per garantire i rifornimenti dei veicoli elettrici. Quella della transizione, commenta il ministro, «è una sfida imponente e tutto il governo è impegnato a lavorare per portarla a termine. Abbiamo davanti a noi poco tempo per vincerla, ce lo dicono i dati scientifici sui cambiamenti climatici».

Per un ministero che aumenta il suo peso specifico, un altro viene in parte ridimensionato. Nei giorni scorsi, Giancarlo Giorgetti si è battuto per evitare che il Mise perdesse le deleghe sulle telecomunicazioni. Si è raggiunto un compromesso. A Colao vanno tutte le attività di «promozione, indirizzo e coordinamento» sulla parte più innovativa delle tlc: dalla digitalizzazione della Pa e delle imprese al Fascicolo sanitario elettronico, dall’Agenda digitale alle tecnologie emergenti come l’Intelligenza artificiale, la blockchain e l’Internet delle cose. «È un’occasione per colmare gli storici divari territoriali, per favorire e promuovere l’uguaglianza di genere e generazionale, offrendo ai nostri giovani solidi percorsi di opportunità e piena cittadinanza», afferma ora il ministro. Al Mise invece rimangono le competenze sulle infrastrutture che dovranno permettere tutto ciò, dalla rete unica a banda larga al 5G. E non è poco.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *