Site icon Notizie italiane in tempo reale!

Deputata di Forza Italia: “Io sopravvissuta alla strage dei Georgofili, per anni non ho dormito pensando alla portiera del Fiorino che si chiude…”

“L’arresto di Matteo Messina Denaro è una grandissima soddisfazione. Per trent’anni non ho dormito ripensando a quella notte, a quello sportello del Fiorino che si chiude”. Chiara Tenerini ha 50 anni, viene da Cecina (Livorno) e da settembre 2022 è deputata di Forza Italia. Il 27 maggio 1993 viveva a Firenze. Era a pochi passi dall’auto bianca stipata di esplosivo, che in un istante squarciò la storia della città e d’Italia. Poi un grido di giustizia, durato poco meno di trent’anni, placatosi da poche ore, da quando è stato arrestato il boss mafioso Matteo Messina Denaro. Tenerini è stata testimone della strage di via dei Georgofili, un evento che l’ha segnata e si è portata dentro per anni.

Come ha reagito dopo l’arresto del boss?

“Per me è stata una liberazione. È un cerchio che si chiude a trent’anni da quella notte. Non ho mai voluto parlarne, l’argomento è uscito fuori solo in campagna elettorale, non perché l’ho tirato fuori io. Ora però sento una grande soddisfazione dopo l’annuncio dell’arresto”.

Cosa prova adesso?

“Vorrei incontrarlo. Vorrei avere un confronto con lui. Sarebbe bello se Messina Denaro facesse i conti con sé stesso e ci dicesse qual era l’obiettivo di quella notte, perché sono stati uccisi degli innocenti. A me quella sera ha cambiato la vita”.

Perdonerebbe Messina Denaro?

“Il perdono è l’arma più forte di tutte, ma onestamente non siamo noi ‘terreni’ a concederlo. Faccio fatica a perdonare, ma magari potrei cambiare idea dopo un confronto con lui. L’elaborazione del perdono va di pari passo con la comprensione del perché è stata fatta quella strage. Ripeto, per ora per me è difficile”.

Ci racconta il suo 27 maggio 1993?

“Facevo l’università a Firenze, studiavo Scienze forestali. A febbraio io e le mie coinquiline avevamo lasciato piazza San Marco, troppo caotica, per andare in via Lambertesca, a due passi dagli Uffizi. Abitavamo al civico cinque, al primo piano. Il 27 maggio io ero uscita per andare a vedere al cinema la prima visione di un film di Francesca Archibugi [Il grande cocomero, ndr] ed ero rientrata tardi. Ero in casa verso l’una circa. Per non svegliare le coinquiline ho deciso di dormire sul divano letto”.

Poi cosa è successo?

“Ho sentito un boato enorme. Poi le sirene, gli allarmi, le urla. Un inferno vero. Ho controllato che le coinquiline stessero bene poi ho deciso di scendere in strada. Faceva caldo, ero in mutande, ma dovevo scendere. Ho fatto le scale mentre venivano chiamati i soccorsi. In strada c’erano detriti, vetri, di tutto. Non capivo, ho guardato verso la torre e ho visto solo fumo. Un uomo mi è venuto incontro, mi ha dato un coperta e da lì ho il vuoto. Né io né le coinquiline eravamo ferite, ma in alto nel nostro palazzo viveva Dario Capolicchio, una delle vittime”.

Si è sentita viva per miracolo?

“Sì. Giorni dopo sono tornata in casa e ho visto che la cucina era crollata, se fossi andata a bere un bicchier d’acqua cinque minuti dopo sarei stata in quel punto. E poi la trave sopra il divano letto era caduta, ma per fortuna si era incastrata poco sopra di me. Al momento dell’esplosione non me ne ero accorta”

Si era resa conto subito di quel che stava succedendo?

“C’era chi parlava dell’esplosione di una bombola del gas, ma non era verosimile. Una bombola che esplode non fa quel rumore. E poi c’è altro”.

Cosa?

“Ricordo il forte odore di polvere da sparo che impregnava i vestiti anche a distanza di giorni. Ricordo il fumo che pervadeva la strada e le case. Ricordo, soprattutto, quel Fiorino bianco. Ricordo il rumore dello sportello che si chiude e io che lo sento in piena notte, senza pensarci”.

Il ricordo l’ha segnata?

“Per anni non ho dormito. Ho preso farmaci, sono andata da un analista, è stata dura. Se ero a letto e sentivo parcheggiare un’auto, la testa andava a quella notte. Ci sono stati momenti in cui non dormivo, prendevo la macchina e guidavo fino all’alba. Mi ha lasciato un segno grande. Quell’attentato è andato a colpire innocenti nel luogo dove si sentivano più al sicuro, nella propria casa”.



Go to Source

Exit mobile version