“Difendiamo il Recovery dall’assalto delle mafie”: l’allarme di Cafiero De Raho e don Ciotti

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BOLOGNA. Don Luigi Ciotti e Libera sono fra i soggetti coinvolti in un progetto di monitoraggio, “all’attenzione necessaria per accompagnare questo momento molto delicato con una barca di denaro che sta arrivando nel nostro Paese” per la ripresa post-pandemia. “Nella storia italiana quando sono arrivati molti fondi o sono state realizzate grandi opere sempre, o quasi sempre le mafie sono riuscite a trovare canali e fare i loro affari”, avverte Ciotti ospite di Repubblica delle Idee insieme al Procuratore antimafia Federico Cafiero De Raho.

“E’ nata una rete di realtà per monitorare e verificare, per esserci. La ragione è che negli ultimi due anni il tema delle mafie e della corruzione (e derivati come droga, usura, ecomafie) è andato verso una normalizzazione, sta diventando uno dei tanti problemi, meno grave di quel che sembra, passa per un’esagerazione dei soliti. Le mafie invece sono forti, sono ricche, sono globalizzate, sono intelligenti, usano le grandi tecnologie”.

“Le mafie hanno fatto un salto di qualità”, conferma il procuratore Cafiero de Raho intervistato da Conchita Sannino. “I mafiosi apparentemente sono come tutti gli altri imprenditori, si muovono come protagonisti, soggetti ricchi capaci di sollevare le sorti di alcune attività economiche. Proprio periodi come questo agevolano le mafie: è oramai storia giudiziaria che in ogni emergenza le mafie si sono infiltrate e si sono fortificate – ricordiamo l’emergenza rifiuti, le imprese di costruzione post-terremoto, le infiltrazioni nella sanità: tessuti economici inquinati da società gestite dalle mafie, che oramai si muovono come soggetti globali, in Europa e anche al di fuori, in Asia e nelle Americhe”.

“Nel momento in cui diamo la possibilità di partecipare senza controlli” alla vita economica e produttiva del Paese “diamo la possibilità di operare. Servono invece controlli che non comportino un rallentamento dell’economia”, è questa la sfida che lo Stato deve affrontare, “per salvare gli imprenditori sani, che si muovono con lealtà e trasparenza”.

Ma la società è consapevole di questi rischi di infiltrazioni ed inquinamento dell’economia? “Consapevolezza è diverso da informazione. La politica è certamente informata, ma la nostra al momento è una voce non ascoltata”, avverte il procuratore.

Di fronte a queste battaglie quotidiane, è cambiato il Paese? “Non prendiamo in giro i giovani”, mette in guardia don Ciotti. “A volte con fatica dobbiamo alzare il tono della nostra voce: un Paese dove 2 milioni di ragazzi, prima del coronavirus, avevano studiato e non c’era una visione di occupazione e opportunità, era un problema serio. Ora, dopo il coronavirus, sono 3 milioni. Una società che non investe sui giovani non investe sul suo futuro. Lo dico con sofferenza: siamo fanalino con due Paesi europei per la dispersione scolastica, perdiamo un giovane su 3 nelle scuole superiori, e il 40% di studenti universitari. Occorre rimettere al centro le persone e i ragazzi. Quando i giovani trovano dei punti di riferimento vero si infiammano, ci sono, e Libera ne è una testimonianza. Sono centinaia in questi giorni con Estate liberi per momenti di incontro e conoscenza nelle varie relatà in cui Libera è presente. Dobbiamo investire nei giovani, offrire loro opportunità. Certo è importante dare il voto ai ragazzi anche al Senato, che possono alzare il tono della loro voce, ma non prendiamoli in giro: hanno bisogno di trovare risposte concrete, dobbiamo fornire loro gli strumenti. Perché migliaia di ragazzi son costretti a lasciare il Sud? Perché non si fa un invetsimento di grande progettualità, che permetta a migliaia di loro di spendere la loro vita nella loro terra? La politica quando vuole riesce a essere creativa, inventiamoci qualche cosa per piacere per i milioni di ragazzi in difficoltà: diamo loro dignità, creando dei canali per spendere la loro vita con la professionalità che hanno acquisito. Non diamo loro un contentino”

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