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Digiuno intermittente: ecco come farlo

Un giorno si mangia, l’altro no. Oppure ci si siede a tavola a colazione e a pranzo, ma la cena si salta e si sta a digiuno fino al mattino dopo. Questi sono solo due degli schemi alimentari basati sul digiuno intermittente. Diete, cioè, che prendendo spunto da antiche tradizioni e pratiche religiose, alternano periodi più o meno lunghi di forte restrizione calorica a momenti di normale apporto energetico.

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“Si possono considerare delle terapie nutrizionali utili a promuovere l’autofagia cellulare. Ossia, spiegato in modo molto semplice, la capacità dell’organismo di rinnovare se stesso ed eliminare le cellule danneggiate”, spiega Manon Khazrai, docente di Scienze dell’Alimentazione all’Università Campus Bio-Medico di Roma. “Possono essere utili per perdere velocemente massa grassa e peso se si è obesi o in sovrappeso. Mentre chi vuole liberarsi di qualche chilo per la prova costume potrebbe avere un risultato nel breve termine, ma poi riprendere il peso originario se non modifica lo stile di vita”.

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Le diete intermittenti si distinguono essenzialmente in due categorie. Ci sono quelle a digiuno periodico, di cui fanno parte la famosa mima-digiuno ideata dal biologo Valter Longo e la dieta 5:2, strutturata in due giorni di digiuno e cinque di consumo a piacere. Poi ci sono gli schemi ad alimentazione limitata nel tempo, in cui l’assunzione di cibo è concentrata in una finestra temporale inferiore alle dodici ore. La più nota è la cosiddetta dieta “dinner cancelling”, che concede di mangiare nelle prime otto ore della giornata per poi stare a digiuno le altre sedici, anche se la finestra si può anticipare o ritardare a seconda delle preferenze.

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Come la chetogenica, il digiuno intermittente ha dalla sua l’efficacia nel breve termine perché porta a una dimagrimento in tempi relativamente rapidi. “Nei periodi di digiuno o forte restrizione calorica, infatti, si innesca un meccanismo analogo a quello della chetosi, in cui l’organismo inizia a ricavare energia anche dai grassi causando una riduzione di peso, massa grassa e circonferenza della vita”, continua l’esperta. Come la dieta chetogenica, tuttavia, necessita di uno specialista per essere seguita e bilanciata correttamente.

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“Tra tutti gli schemi – sottolinea la nutrizionista – i più diffusi sono quelli della mima-digiuno e il metodo 16:8. La prima può essere seguita solo per una settimana ogni tre-sei mesi. Ma più che il dimagrimento, ha l’obiettivo di rigenerare le cellule dell’organismo e mantenerci in buona salute nell’ottica di vivere più a lungo. Infatti, chi decide di praticarla, spesso segue tutti i dettami della dieta della longevità, un regime alimentare sempre studiato da Longo”.

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Il digiuno intermittente 16:8, invece, ha una finestra di otto ore in cui si mangia, seguendo una dieta ipocalorica ma bilanciata in tutti i nutrienti, e una di sedici in cui si sta a digiuno. “Può essere prescritta alle persone un po’ disordinate, che tendono già a saltare i pasti per abitudini di vita o di lavoro. Chi, ad esempio, non fa colazione oppure, per impegni lavorativi, arriva fino a sera senza mangiare. Non può funzionare – conclude Khazrai – su chi è abituato a fare colazione, pranzo e cena”.

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Soprattutto se si vive con altre persone: la fattibilità sociale e familiare di queste diete, scrivono gli esperti, può essere difficile, sia da un punto di vista pratico che relazionale.

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