Djokovic e il messaggio sulla borraccia: cosa c’era su quel bigliettino?

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Il tema immortale di Lalo Schifrin come colonna sonora. Ma portare una borraccia da qua a là non è certo una Mission Impossible. Casomai da capire se è consentita o invece vietata. Prima di un comodissimo terzo turno degli Australian Open, vinto 6-2 6-1 6-2 su De Minaur, Novak Djokovic ha affrontato un match assai più complicato con il francese Enzo Couacaud, a cui ha concesso il secondo set al tie break. Dopo quel set, la scena incriminata, ripresa, musicata e poi pubblicata su TikTok da uno spettatore. Mentre l’ex numero uno al mondo chiede e ottiene un time-out medico, il telefonino impiccione osserva attentamente uno dei membri del suo staff che con dovizia fa aderire un bigliettino su una borraccia. Che poi, tramite un solerte addetto ai lavori, viene recapitata al campione, seduto al suo angolo.

Djokovic e il dubbio del coaching

Djokovic non si interessa troppo alla bottiglia, molto di più all’etichetta posticcia, che stacca e legge con grande attenzione. Facendo scatenare in dubbi in rete, più che sotto rete. Che c’era scritto sul pizzino? Il serbo è il suo clan hanno trovato il modo di aggirare le nuove – e molto più permissive – regole sul coaching, che permettono i gesti ma nulla dicono sui messaggi scritti e, soprattutto, consentono sì i dialoghi a distanza tra l’allenatore e il giocatore, ma a meno che non si trovino da parti opposte del campo, come nel caso in questione? Le teorie della cospirazione sono esplose sui social e i loro frammenti hanno evidentemente colpito Djokovic, già ferito dalle illazioni di chi mette in dubbio la reale entità del suo infortunio.

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Djokovic: “Io trattato diversamente da altri giocatori”

La sua risposta, con tanto di evidente riferimento a Rafa Nadal, è stata durissima: “Lascio i dubbi a quelli che vogliono sempre dubitare. Solo i miei infortuni sono ‘sospetti’: quando gli altri giocatori si infortunano, sono le vittime, io invece sono quello che finge. Ho le radiografie, la risonanza magnetica, l’ecografia, ma basterebbero a chi non mi vuole credere? Non mi interessa cosa si dice e cosa si pensa in giro, tanto so che su di me il pensiero dominante è diverso rispetto ad altri giocatori. Ma ormai ci sono abituato e, anzi, questa situazione mi dà ancor più forza per andare avanti e vincere”.

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