Dopo le frodi, i costi “triplicati”: Draghi torna alla carica sul Superbonus 110%

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Intorno al Superbonus e agli altri bonus edilizi è stata organizzata “una tra le più grandi truffe che la Repubblica abbia mai visto”, Daniele Franco, ministro dell’Economia, l’11 febbraio scorso. “Quelli che oggi dicono che queste frodi non contano, che bisogna andare avanti lo stesso…beh, questi sono alcuni di quelli che hanno scritto la legge e hanno permesso di fare lavori senza controlli”, Mario Draghi, in quegli stessi giorni. Che la maxi-incentivazione fiscale per i lavori edilizi non fosse gradita al Tesoro e a Palazzo Chigi non era certo un mistero. Oggi, il premier – durante le repliche al suo intervento all’Europarlamento – ha chiarito che non sono solo le frodi miliardarie emerse nel recente passato, il problema.

Superbonus, proroga di tre mesi per i lavori nelle villette. Sulla cessione dei crediti ancora in corso valutazioni

Frodi e costi aumentati

Draghi ha premesso al suo ragionamento che pur essendo “il nostro governo” nato “come governo ecologico”, “possiamo non essere d’accordo sul Superbonus del 110% e non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento”. Oltre a prestare il fianco alle iniziative criminali (che hanno trovato terreno fertile soprattutto su altre tipologie d’intervento, come il bonus facciate al 90% che inizialmente non prevedeva gli stessi controlli del 110%), “il costo di efficientamento è più che triplicato” ha spiegato Draghi: “I prezzi degli investimenti sono più che tripli perchè” l’incentivo fiscale “toglie la trattativa sul prezzo”.

Esperta Superbonus, fai la tua domanda

Un problema di efficacia delle ingenti risorse messe sul piatto, dunque. Secondo gli ultimi dati Enea al 31 marzo, 24 miliardi di euro di investimenti. E, non a caso, nel secondo decreto di attuazione del Pnrr si rende obbligatorio l’invio all’Enea dei dati sugli interventi incentivati al 110%, in modo da monitorarne l’effetto in termini di risparmio energetico.

L’orizzonte della misura è stato tecnicamente ampliato, con l’ultima legge di Bilancio, con un meccanismo a calare: nella misura del 110% fino alla fine del 2023, poi del 70% per le spese del 2024 e quindi del 65% per quelle del 2025.

Superbonus e bonus edilizi, stop delle banche agli acquisti di nuovi crediti fiscali

La replica di Fraccaro: non lo boicotti

Ma da più parti la filiera e alcuni partiti hanno lamentato negli ultimi mesi il tentativo di fatto di spegnere la misura. Concetto che torna nella immediata reazione alle parole di Draghi da parte di Riccardo Fraccaro, deputato M5s e architetto del 110%: “Mario Draghi nel suo intervento a Strasburgo durante la plenaria del Parlamento europeo ha dichiarato di non essere d’accordo sul Superbonus; sinceramente lo avevamo già dedotto dai continui blocchi e dalle modifiche apportate alla misura nei mesi scorsi che di fatto hanno rischiato di renderla inutilizzabile”, ha aggiunto Fraccaro. Riferimento ai numerosi cambiamenti normativi che hanno a più riprese interessato la partita.

Dopo l’emergere delle frodi, sono scattate restrizioni sul meccanismo di cessione dei crediti fiscali, che hanno congelato di fatto il mercato. Paletti che sono stati poi allentati, ma che non hanno consentito una piena ripresa del mercato, a detta degli addetti ai lavori, anche perché le banche (e le Poste) hanno nel frattempo saturato la loro capacità fiscale di recepire questi pacchetti di crediti. Fino all’ultima modifica, arrivata proprio con l’ultimo decreto di Aiuti, che prevede una proroga per le villette mentre lascia in sospeso (secondo le bozze disponibili) la questione di un ulteriore allentamento sulla cessione dei crediti.

Fraccaro ha issato la barriera del Parlamento davanti alla misura: “Vorrei ricordare al nostro presidente del Consiglio che il Superbonus è espressione della volontà parlamentare di tutte le forze politiche, e per questo, anche se il suo giudizio personale è negativo, non può boicottare una misura che peraltro in più occasioni ha ricevuto lodi dalla stessa Unione Europea”. Lo stesso Draghi, d’altra parte, ha spiegato da Strasburgo: “Comunque le cose vanno avanti in Parlamento”, ha detto ancora oggi Draghi e “questo governo fa quello che può fare”. Come a dire che non può andare al muro contro muro su questa misura, anche se magari – come imposazione di principio – lo farebbe volentieri.

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