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“Dov’è Peng Shuai?”. Le magliette che imbarazzano l’Australian Open

MELBOURNE – Una piccola vittoria e una grandissima gaffe per gli organizzatori e la federazione australiana. Tutto il merito va a due appassionati-attivisti che da giorni si presentano con delle magliette e uno striscione con la semplice scritta “Dov’è Peng Shuai”. La prima reazione dell’organizzazione è stata di requisire il tutto perché ogni messaggio “politico” è contro il regolamento del torneo. La tennista cinese, ex numero uno del mondo in doppio, ha accusato l’ex premier Zhang Gaoli di averla abusata. Dopo il post apparso (e rimosso) sulla piattaforma Weibo Peng è sparita per settimane. Con il suo ritorno, ma solo in contesti “ufficiali”, è arrivata anche una ritrattazione.

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E’ servita la denuncia di alcuni politici australiani e la discesa in campo di Martina Navratilova che ha fulminato l’organizzazione: “Ma quale politica? Stiamo parlando di diritti umani, sono ridicoli” ha detto alla tv australiana. Alla fine è arrivata l’inversione di marcia: oggi sugli spalti le magliette sono riapparse (mentre lo striscione resta vietato per “motivi di sicurezza”). Anzi, Tennis Australian è corsa ai ripari con un comunicato: “La sicurezza di Peng Shuai è la nostra principale preoccupazione. Continuiamo a lavorare con la WTA per cercare più chiarezza sulla sua situazione e faremo tutto il possibile per assicurare il suo benessere”. L’associazione delle tenniste ha anche bloccato tutti i tornei in Cina come ritorsione. Il ceo di Tennis Australia, Craig Tiley, diventato famoso durante il processo a Djokovic, ha anche dichiarato: “Chi indossa le magliette su Peng Shuai è benvenuto a patto che non abbia intenzione di mettere in pericolo la sicurezza degli altri spettatori”.

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Alex Mok, uno dei due attivisti, ha dichiarato al sito australiano The Age di aver raccolto circa 7 mila dollari per stampare altre magliette da distribuire nel torneo.



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