Draghi e Conte, il passaggio di consegne tra due Italie. E l’ex premier saluta mandando baci

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La mimica ridotta all’osso, l’espressione austera, Mario Draghi sembra un generale severo mentre i ministri giurano al cospetto del presidente Sergio Mattarella. E adesso si capisce perché tutte le delegazioni, uscendo dalla sua stanza, l’abbiano chiamato come scolaretti rispettosi “il professore Draghi”.

Governo, terminato il primo Cdm. Draghi e i suoi 23 ministri hanno giurato al Quirinale. Mascherine e nessuna stretta di mano: è la prima cerimonia in era Covid

Il governo del “professor Draghi” va ed è un’Italia profondamente diversa da come si era rappresentata negli ultimi tre anni. E’ tornato il fascino della gran borghesia, i tecnici hanno praticamente tutti più di sessant’anni e un senso accademico della posa (durante il giuramento del 2018 Salvini e Di Maio si sedettero accanto e se la ridevano come due Gian Burrasca). E’ quasi un’altra antropologia, priva di selfie, Draghi non ha nemmeno Twitter, soprattutto non ha fatto trapelare una sola indiscrezione sulle sue trattative durate nove giorni: l’Italia degli studi severi si prende così la sua rivincita.

LO SPECIALE: TUTTI I MINISTRI DEL GOVERNO DRAGHI

La sobrietà ostentata si evince anche dal look. Le ministre tutte in tailleur pantalone nero, salvo Fabiana Dadone con la giacca a fiori e la leghista Erika Stefani con una giacca grigia a fantasia, i maschi avvolti nell’inevitabile grisaglia di alta sartoria. Orlando ha una sgargiante cravatta rossa. Mattarella ha curiosamente nei suoi confronti come uno slancio, forse per il compito immane che lo attende al ministero del Lavoro.

E’ il primo giuramento nell’era Covid e tutti portano la mascherina Ffp2. Franceschini ne ha due. I ministri leggono la formula di rito con la protezione, la penna d’oro è sanificata ad ogni passaggio. E’ il consigliere giuridico Daniele Cabras a porgere i fogli ai neoministri affinché possano giurare la fedeltà alla Repubblica. Dicono che Draghi sia ossessionato dalla puntualità, è infatti la cerimonia nel salone delle Feste del Quirinale inizia con tre minuti di anticipo, alle 11,57. Niente familiari, niente giornalisti, per garantire il rispetto delle norme anti virus. Nel salone ammesso solo il fotografo ufficiale del Quirinale e due telecamere.

Molti come Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, che a sorpresa tornano ministre, si mettono la mano sul cuore. Luigi Di Maio è formale e veloce, e si capisce: è al terzo giuramento in tre anni. L’ultimo prima di Di Maio a confermarsi ministro in tre diversi governi della stessa legislatura è stato Angelino Alfano. I ministri voluti da Mattarella “per la continuità” sono formalmente Luciana Lamorgese agli Interni e Lorenzo Guerini alla Difesa, ma tra loro si può annoverare anche Roberto Speranza, che continuerà a gestire l’immane partita sanitaria della pandemia. Anche lui si mette la mano sul cuore.

Il rapporto tra Mattarella e Draghi è stretto, lo si evince anche dal linguaggio del corpo. Dopo aver giurato Mattarella lo invita a posizionarsi alla sua sinistra, Draghi non muoverà un muscolo per tutta la cerimonia, e alla fine il Capo dello Stato gli spiega che bisogna spostarsi nel salone dei Corazzieri per la foto di rito. Mezz’ora e tutto è finito. Fuori inizia a piovere. I ministri di questo ennesimo governo di unità istituzionale se ne vanno. L’ultima ad abbandonare il Quirinale è la nuova ministra della Giustizia Marta Cartabia, la cui scelta è stata condivisa da Mattarella e Draghi. L’unico che si ferma a parlare nel piazzale è il ministro della cultura Dario Franceschini. Che vi ha detto Draghi?, chiede un giornalista interrompendo il suo monologo sul valore economico della cultura in Italia. Franceschini si congeda.

Alle 12,44 Mario Draghi entra a palazzo Chigi. Percorre il tappeto rosso che gli hanno steso nel cortile, dopo gli onori militari s’inchina davanti a una bandiera. Le telecamere in quel frangente inquadrano Conte mentre all’interno inganna l’attesa scherzando con qualche collaboratore. Si muove di continuo. Poi i due s’incontrano e di fronte all’allegria del premier uscente Draghi cede a un sorriso. Non potrebbero essere più diversi. E lo si vede anche dal pugno da spogliatoio che il premier uscente dà al sottosegretario di palazzo Chigi Riccardo Fraccaro. Poi il rito della campanella, che segna il passaggio di consegne tra le due Italie, quindi Conte guadagna l’uscita, e prima di scomparire si volta veloce un’ultima volta verso l’impassibile Draghi, gli dice “di nuovo” con ostentato disappunto. Fuori nel cortile i dipendenti di Palazzo Chigi lo applaudono calorosamente affacciandosi dalle finestre, Conte manda baci a tutti, quindi prende per mano la compagna Olivia Paladino e sembra la scena di un film di Alberto Sordi.

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