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E grazie a Gabriele Salvatores i confetti di Sulmona sbarcano all’Expo di Dubai

Mani delicate, che intrecciano confetti, garza, tulle, filo di ferro colorato. Mani delicate che creano piccole opere d’arte commestibile, eredi senza soluzioni di continuità di generazioni che tra i vicoli antichi di Sulmona perpetuano una tradizione ancora, fortunatamente, solida e senza fine. Le mani sono quelle delle maestre operaie di Pelino, una delle famiglie confettaie più famose e note d’abruzzo, scelte insieme alle pareti tra le quali lavorano – quelle dell’azienda e del Museo – dal Premio Oscar Gabriele Salvatores come simbolo per raccontare l’Italia dell’artigianalità e della bellezza al prossimo Expo 2020 Dubai. Il regista di Mediterraneo racconterà le “arti artigiane e manifatturiere dell’agroalimentare, della meccanica, del design e dell’esercizio delle tecnologie più sofisticate” in un cortometraggio in bianco e nero (“perché, come dice Wim Wenders, è più fantastico del colore”, ha sottolineato in una video intervista Salvatores), girato viaggiando attraverso l’Italia da Nord a Sud e incontrando, passo dopo passo, il suo motore umano. 

“Quando Davide Rampello mi ha parlato della sua idea, il “Saper Fare italiano”, mi è venuto subito in mente Pier Paolo Pasolini”, ha spiegato il regista, “perché nei suoi scritti sull’Italia, parlava spesso del fatto che il nostro Paese si basa molto sul lavoro con la natura. È vero siamo un Paese industriale, ma la nostra tradizione deve restare ancorata” a cose pratiche come il saper fare il pane; “ho pensato poi al lavoro del fotografo Sebastião Salgado che si chiama “La mano dell’uomo”, e le prime immagini che mi sono “apparse” del film sono proprio le mani, ma anche le facce ed i particolari del lavoro”. E così il film che verrà trasmesso al Padiglione Italia è stato girato con una verve molto poetica, “cercando di far sentire attraverso le immagini i profumi del grano e della farina e l’atmosfera del lavoro in una fabbrica”. Quasi una presa diretta, un documentario d’artista, “per il quale ci siamo ritrovati a viaggiare in questo Paese che cambia continuamente e nel giro di pochi km è come ritrovarsi in un altro posto, addirittura con un’altra cultura, un’altra cucina, a volte con un’altra lingua”. E non c’era modo di farlo, se non saltare di volto in volto, di persona in persona.

Gabriele Salvatores 

“Siamo stati contattati dalla Regione”, racconta Mario Pelino dell’omonima azienda di Sulmona, sottolineando il ruolo di cerniera tra l’equipe artistica e i soggetti ritratti che le istituzioni hanno avuto. “Abbiamo accettato ovviamente molto volentieri di aprire le porte del museo e di raccontare la nostra realtà; l’Abruzzo oltre che dai nostri confetti è rappresentato anche da un importante artigiano di Scanno, rappresentante della nostra arte orafa, e dal reparto di ricerca di Telespazio, appartenente al gruppo Leonardo, ex Finmeccanica”. Realtà molto diverse tra di loro, rappresentative in maniera trasversale del Made in Italy, che hanno avuto a che fare “esclusivamente con la troupe, differentemente da quanto era stato previsto. Le riprese sono state fatte a fine luglio e a causa del caldo eccessivo, e della sua età, Salvatores non è stato presente”. 

Una delle composizioni di Pelino 

La troupe “ha passato molte ore all’interno del nostro museo. L’obiettivo, la raccomandazione che era stata data loro da Salvatores, era una sola: catturare la manualità e l’artigianalità con cui gli artigiani lavorano. Il tutto rigorosamente in bianco e nero. Nel nostro caso, hanno filmato soprattutto le donne che si occupano di intrecciare le nostre composizioni di confetti, dai fiori più semplici alle sculture più ardite”, opere d’arte applicata che accompagnano il lato dolce dell’Italia da decenni, anzi da secoli, rappresentando la delicatezza e la minuzia tipiche del made in Italy, che sia agroalimentare o moda, artistico o tecnologico. Un modo pratico e poetico insieme di rappresentare l’Italia della bellezza. “Essere stati scelti per questo progetto ci ha particolarmente onorati”, sottolinea Pelino. “E’ sempre emozionante vedere che è ancora così vivo l’interesse per un lavoro così tradizionale come il nostro, quasi desueto, si potrebbe sembrare, in un mondo che evolve con una velocità spaventosa, tempestato di aziende che chiudono o cambiano padrone. Secondo me la fortuna di lavori come il nostro, o di professionalità simili, è data anche dalla necessità contemporanea di tornare ad avere dei punti di riferimento di solidità e stabilità. La tradizione dà sicurezza alle persone, trasmette conforto. Basti pensare che il nostro museo, privato e non pubblico, ad accesso assolutamente libero, è uno dei più visitati d’Abruzzo. È la dimostrazione che siamo ancora vivi”. 

Una delle sale del Museo del confetto di Sulmona  
Stupito della scelta di Salvatores? “Affatto, insieme a Davide Rampello ha fatto l’unica scelta possibile: puntare sulla nostra più grande forza, la tradizione artistica, gastronomica, artigianale. Ancora più importante, visto che il prossimo Expo si terrà negli Emirati Arabi Uniti, loro ci idolatrano per i nostri particolari, la nostra storia. Io l’ho capito da tempo: forniamo da anni la famiglia reale del Qatar, che dal matrimonio della prima figlia in poi, Aisha, ha sempre scelto uno stile e degli artigiani totalmente italiani. L’artigianalità è il loro lusso, la storia è il loro lusso: sono giovani, non hanno niente di tutto questo”.  



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