E’ morta a Rimini la santona “Mamma Ebe”

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RIMINI – Arresti, accuse, condanne per l’esercizio abusivo della professione medica. Persino un film. È morta ieri a 88 anni all’ospedale Infermi di Rimini, Gigliola Giorgini, nota come ‘Mamma Ebe’, la santona, figura controversa e protagonista di cronache giudiziarie.

conosciuta anche come la ‘Santona di Carpineta’. Il decesso – riporta l’edizione riminese del Corriere di Romagna – è legato agli effetti di una neoplasia: oggi – spiega il quotidiano – i funerali, che saranno celebrati a Sant’Ermete nel Riminese.

Nata a Pian Del Voglio, nel Bolognese, nel 1933, ‘Mamma Ebe’ era stata definita la ‘Santona di Carpineta’, per il suo ruolo alla guida della congregazione ‘Pia Unione di Gesù Misericordioso’. Insieme a diversi ‘adepti’ riceveva persone che confidavano nelle sue presunte capacità di guarire con una medicinali, placebo e preghiere: uno dei centri in cui riceveva era una villa della frazione cesenate, appunto, di Carpineta.

La parabola giudiziaria della Giorgini era iniziata già negli anni ’80, quando finì sul banco degli imputati, per la sua attività di ‘guaritrice’, riportando una condanna in appello a sei anni di reclusione nel maggio del 1985 a Torino. Nel gennaio del 2002, la donna era stata arrestata insieme al marito nella villa di Carpineta, in un blitz di Polizia e Guardia di Finanza che avevano eseguito 28 ordini di custodia cautelare al termine di una lunga indagine della Procura di Forlì che aveva formulato diverse accuse: dall”associazione per delinquere all’ esercizio abusivo e continuato della professione sanitaria, dal falso ideologico in ricette alla truffa continuata in concorso ai danni di ente pubblico, dal sequestro di persona al maltrattamento di minori, dalla truffa per motivi abietti ai danni di persone sofferenti nel corpo e nell’ anima all’ esercizio abusivo di ambulatorio medico.

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L’attività di ‘mamma Ebe’, tuttavia non si era fermata. Nel 2010 venne accusata di truffa aggravata ed esercizio abusivo della professione medica: a Pistoia si aprirono così due processi: uno mai concluso per prescrizione e uno, invece, con una condanna a otto anni e mezzo di carcere. Nel 2017, poi, la donna era finita agli arresti domiciliari per la condanna, in via definitiva, a quattro anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed esercizio abusivo della professione medica. 

Le indagini condotte dalla Polizia di Forlì appurarono come all’interno di una villa di Sant’Ermete, nel Riminese – dove viveva dal 2014 – ci fosse al lavoro una mini comunità di adepti impegnata a svolgere le mansioni più disparate per permettere a ‘Mamma Ebe’ di proseguire a ricevere chi si rivolgeva a lei.

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