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E ora l’orso M57 va in esilio in Ungheria

M57 passerà il resto dei suoi giorni nella Fattoria degli orsi, una delle principali attrazioni della cittadina di Veresegyhaz, nella regione di Pest, in Ungheria. Sarà senz’altro in compagnia (se buona, lo si vedrà) visto che i 5,5 ettari del parco ospitano già una trentina di plantigradi, molti dei quali provenienti da zoo della ex Jugoslavia o da circhi. Insomma, diventerà un orso buono per le foto dei turisti e per strappare sguardi di stupore ai bambini.

Fine della storia. Quella cominciata nell’agosto del 2020, quando il giovane orso bruno venne catturato dopo aver aggredito un carabiniere ad Andalo: da allora le associazioni animaliste hanno ingaggiato una lunga battaglia legale con la Provincia autonoma di Trento per ottenere la liberazione del plantigrado, ottenendo una effimera vittoria solo al Consiglio di Stato, che il 3 novembre scorso ha dato l’ok alla “scarcerazione” previo parere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Ma proprio dall’Ispra sono poi arrivate le parole che di fatto hanno aperto le porte al trasferimento di M57 dal Trentino all’Ungheria: l’Istituto ha classificato il plantigrado come “potenzialmente pericoloso” e quindi destinato alla vita in cattività o all’abbattimento. La Provincia, in verità, non ha atteso né la sentenza del Consiglio di Stato, men che meno il parere dell’Ispra, per cercare una destinazione definitiva, visto che una delegazione del parco ungherese aveva già fatto visita la scorsa estate al Casteller, l’area a sud di Trento dove si trova il recinto che ha custodito fino a due giorni fa M57 e dove vive ancora adesso il più famoso M49, l’orso “Papillon” protagonista di due rocambolesche fughe dopo altrettante catture. Una volta verificate, positivamente, le caratteristiche della Fattoria ungherese, M57 lunedì scorso è stato sedato, caricato su un mezzo adatto e trasportato nella sua nuova residenza magiara.

I guai di M57, che oggi ha quasi 4 anni e pesa 167 chili, sono iniziati la sera del 22 agosto dello scorso anno. Nella zona sportiva di Andalo, nei pressi del laghetto, stavano passeggiando un giovane carabiniere fuori servizio e un’amica. M57 spuntò dal buio e si lanciò contro il militare, lasciandogli profonde ferite sulla schiena: ad attutire, in parte, la pressione degli artigli, il piumino che il carabiniere indossava quella sera. Per la Provincia l’episodio più grave – quello che ha fatto scattare la cattura poche ore dopo l’aggressione – ma non l’unico, visto che all’orso irrequieto sono stati attribuiti almeno sette “inseguimenti” di persone e una confidenza eccessiva con i centri abitati e soprattutto con i cassonetti dell’immondizia. Una situazione che ha spinto le autorità provinciali a cercare per M57 una soluzione definitiva, possibilmente lontana dal Trentino.

Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) ed Enpa (Ente nazione protezione animali) ora gridano allo scandalo, per una decisione presa nel più totale silenzio e resa pubblica a cose fatte. “Ora valuteremo i margini per un’azione legale”, ha tuonato Ivana Sandri, presidente di Enpa del Trentino. Di certo c’è che la gestione degli orsi (reintrodotti in Trentino a fine anni Novanta) da tempo è un grattacapo per la Provincia e non importa il colore politico di chi siede in piazza Dante. L’attuale presidente leghista Maurizio Fugatti è stato vittima di ripetute minacce per la gestione dei grandi carnivori, al punto che alcuni mesi fa il Ministero degli Interni ha deciso di assegnargli una scorta.



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