Editoria, in Australia stop alle notizie gratis sul web. Google si accorda con gli editori, Facebook vieta la condivisione

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ROMA – Svolta in Australia: stop alle notizie gratuite sui motori di ricerca e sui social network. Una legge che è appena stata approvata dalla Camera dei Rappresentati e che a brevissimo dovrebbe anche essere approvata dal Senato, entrando in vigore già per la prossima settimana, stabilisce che i colossi Internet dovranno pagare gli editori per usare le notizie pubblicate dai giornali. E così Facebook e Google si sono regolate in modo opposto: il social network di Mark Zuckerberg ha deciso di vietare  la visualizzazione e la condivisione delle notizie australiane e internazionali, per cui  gli editori internazionali potranno continuare a pubblicare contenuti su Facebook, ma i link e i post non potranno essere visti o condivisi dal pubblico australiano. Mentre Google ha raggiunto un’intesa con vari editori per pagare articoli e notizie che diffonderà sulla propria piattaforma.

In base all’accordo raggiunto con News Corp, Google pagherà per i contenuti giornalistici non solo in Australia, ma anche in altri Paesi: l’accordo infatti include il Wall Street Journal e il New York Post negli Stati Uniti e i The Times e The Sun in Gran Bretagna. Google ha siglato una lettera di intenti anche con Nine Entertainment, altro importante gruppo media australiano.

Un accordo di questo tipo non rappresenta una novità assoluta per Google, che si è impegnato a spendere lo scorso anno 1 miliardo di dollari in tre anni nell’acquisto di contenuti giornalistici e ha siglato intese con diversi editori in una decina di paesi. A metà dell’anno scorso infatti ha annunciato che avrebbe riconosciuto gli editori un pagamento per “contenuti di alta qualità”:  tra i primi editori che hanno firmato la collaborazione con Google ci sono il tedesco Spiegel Group, editore di Der Spiegel, la società di media brasiliana Diarios Associados e l’australiano Solstice Media, editore di quotidiani locali,

Ma, rileva il Financial Times, le cifre in discussione in Australia sono diverse volte maggiori rispetto agli accordi siglati in altre parti del mondo. E la grossa differenza è data dalla pressione della legge che sta per entrare in vigore, e che apre quella che potrebbe essere una nuova stagione nei rapporti fra gli editori e i giganti della tecnologia.

Mentre per il momento Facebook non accetta l’imposizione:  l’ad di Facebook Australia e Nuova Zelanda, William Easton, riportano i giornali australiani, ha spiegato che la di legge che è attualmente in discussione al parlamento australiano “fraintende i rapporti tra la nostra piattaforma e gli editori che la utilizzano per condividere i loro contenuti e le loro notizie”. Per cui la nuova normativa “non ci lascia che prendere una decisione netta: tentare di rispettare una legge che ignora la realtà di questo rapporto oppure smettere di consentire la condivisione di notizie sulla nostra piattaforma in Australia. Con rammarico scegliamo quest’ultima opzione”, conclude l’ad.

“Gli editori nel nostro caso scelgono volontariamente di pubblicare delle notizie su Facebook in modo da aumentare il loro pubblico, i loro abbonamenti e i loro ricavi pubblicitari. – spiega ancora Easton – Come abbiamo spiegato per molti mesi al governo australiano lo scambio di favori tra Facebook e gli editori a va favore di questi ultimi”. L’anno scorso Facebook ha generato circa 5,1 miliardi di condivisioni gratuite di cui hanno beneficiato gli editori australiani per un valore stimato in 407 milioni di dollari australiani, rileva l’ad.
 

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