CANNES – “Mi stupisco che Maïwenn sia invitata d’onore a Cannes, ma racconta molto di cosa succede oggi in Francia” dice Edwy Plenel, 70 anni, aggredito nel febbraio scorso dalla regista che ha presentato il film Jeanne du Barry in apertura del festival. Plenel non conosceva Maïwenn fino al febbraio scorso, quando stava cenando in un ristorante italiano del dodicesimo arrondissement. Una donna con gli occhiali da sole che passava accanto al suo tavolo si è fermata, l’ha improvvisamente afferrato per i capelli, tirato la testa all’indietro e mimato il gesto di sputargli in faccia. La donna non ha pronunciato una parola e se n’è andata, tra lo stupore degli altri clienti del ristorante. “Non sapevo chi fosse, è il gestore del ristorante che poi mi ha spiegato che era la regista”.
Plenel si è convinto che a provocare l’aggressione siano stati gli articoli pubblicati da Mediapart sui sospetti di stupro nei confronti di Luc Besson, ex compagno di Maïwenn e padre di uno dei suoi figli. Gli articoli risalgono al 2018. Besson era stato accusato di stupro dall’attrice Sand Van Roy, poi prosciolto in Francia, mentre un’altra denuncia è pendente in Belgio. “Mi ha attaccato come direttore di giornale, per il mestiere che esercito e gli articoli pubblicati dalla mia redazione, è per questo che ho sporto denuncia” spiega Plenel secondo cui c’è stato un primo tentativo tramite avvocati di ottenere delle scuse da parte della regista.
Ospite nella popolare trasmissione Le Quotidien, Maïwenn ha ammesso l’aggressione, ma non ha voluto confermare il motivo. “Voglio parlare del film” ha detto, scoppiando in una risata. “Capisco” ha chiuso l’argomento l’intervistatore. “C’era una fierezza nel rivendicare il gesto” commenta Plenel che considera imbarazzante la mancanza di indignazione che l’incidente ha provocato tra molti colleghi e la quasi assenza di reazione nel mondo del cinema. Mediapart è in prima linea nel movimento MeToo. Aveva ospitato la prima denuncia di violenze sessuali dell’attrice Adèle Haenel contro il regista Christophe Ruggia e ultimamente ha pubblicato testimonianze di tredici donne che accusano Gérard Depardieu di molestie, gesti e parole oscene durante riprese di alcuni film. All’epoca dell’inchiesta su Luc Besson, precisa Plenel, anche Maïwenn era stata intervistata dalla giornalista che scriveva l’articolo. “Eravamo stati molto corretti e non avevamo ricevuto nessuna protesta dopo la pubblicazione”.
Plenel è già stato interrogato dalla polizia che conduce le indagini sull’aggressione di febbraio così come il suo commensale al tavolo, l’avvocato Jean-Pierre Mignard. La regista sarà probabilmente convocata nelle prossime settimane dagli investigatori. “Il mio obiettivo – prosegue il giornalista – è solo difendere la libertà di stampa, se fosse solo una cosa personale probabilmente non avrei sporto denuncia”. La ribalta offerta alla regista sulla Croisette è un motivo supplementare per andare avanti, dice Plenel convinto che il mondo del cinema sia in ritardo sui cambiamenti della società. “Cannes – concude Plenel – ha scelto un simbolo completamente folle per la serata di apertura: un film di Maïwenn su una cortigiana in cerca di potere, unita al casting di Johnny Depp”.
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