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Bettini, dopo 20 anni Pd ha bisogno di “tagliando” vero

“Non c’è una sola ragione della nostra sconfitta. Dopo quasi vent’anni, il Pd ha bisogno di un “tagliando” generale. Deve rilanciare la sua identità e una critica moderna della società contemporanea e del modello di sviluppo che ci domina. Va superato il timore di “toccare” il popolo, di attraversarlo. Abbiamo subito troppo i miti del liberismo e il fascino dei tecnici, dei tecnocrati, dei governisti a tutti i costi. Sono tendenze maturate nel corso di trent’anni. Vanno raddrizzate. Per questo, è sbagliato gettarci in un improvvisato, superficiale e ipocrita gioco sui nomi e gli organigrammi. Occorre attivare nuovo pensiero, cultura e competenze. Affermare una “autonomia” ideale dei democratici”.

Lo scrive in una nota Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd, esaminando le prospettive del Partito democratico dopo la sconfitta alle elezioni politiche. “Letta – osserva – ha condotto il Pd con molta dignità. Va rispettato e ringraziato per il servizio che ha svolto in un momento difficilissimo. Sarebbe codardo gettare la croce solo su di lui. Dopo questi risultati negativi, ha detto: “congresso in tempi ragionevoli ed io non mi ripresento”. Bene: che sia sulle strategie e non sulle facce. Non facciamoci scegliere il segretario, o la segretaria, dai gruppi editoriali e dal salotto italiano che, dopo aver ampiamente contribuito alla nostra sconfitta, vorrebbero pure dirci come e con chi superarla”.

“Un congresso vero – sottolinea Bettini – serve come il pane. Anche per cambiare il partito: in alcune zone d’Italia, familistico, di potere, eticamente debole, diviso e inviso a settori importanti dell’opinione pubblica. Dobbiamo attivare forme di democrazia diretta degli iscritti; che decidano in libertà le loro scelte e non per obbedienza correntizia. In questa fase i nomi fanno solo confusione. Cosa serve? Una persona di sostanza più che di immagine. Formata sul campo, piuttosto che inventata dai media. Sobria e misurata, piuttosto che egocentrica e solitaria. Colta, perché ha letto più libri che giornali. Che sia in grado di presentare venti cartelle scritte, spiegando cosa vuol fare, piuttosto che vivere di continuo l’ebbrezza dei Tweet”, conclude.

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