Elly Schlein: “Nelle primarie si decide il destino di Bologna e della sinistra”

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«In queste primarie si decide il destino della città, che è la cosa più importante. In campo ci sono idee molto diverse sul centrosinistra. Al disegno centrista che vorrebbe portare il Pd ad appallottolarsi al centro, rispondiamo unendo la sinistra e con la speranza che altre forze si aggreghino, come il Movimento 5 Stelle. È una scelta di campo, Bologna è una città osservata sempre con molta attenzione anche da fuori, c’è una doppia responsabilità». La vicepresidente della Regione, Elly Schlein, scende in campo a sostegno di Matteo Lepore. Stasera alle 18 sarà alle Caserme Rosse con Vasco Errani, Emily Clancy, Amelia Frascaroli, Roberto Morgantini, Mattia Sartori e Rossella Vigneri di Arci per la volata finale delle primarie del 20 giugno.
Sono state primarie dai toni troppo accesi?
«Noi abbiamo cercato di accendere i riflettori sul futuro della città, sul piano delle idee e non sul piano personale. Lepore è un amministratore preparato che ha sempre tenuto aperto, in maniera coraggiosa, un dialogo serrato con quello che si muove a sinistra al di fuori del Pd, anche quando nel suo partito non era di moda».
La questione femminile è stata spesso sollevata, lei non pensa che una candidatura femminile sia oggi un valore aggiunto?
«Sono contenta che in questa città ci sia un forte protagonismo delle donne, c’è un problema trasversale di sottorappresentazione. Noi sosteniamo una donna, Emily Clancy, che si è battuta in consiglio comunale in questi anni con Coalizione Civica».
Votando alle primarie si sceglie anche la coalizione?
«Qui si fa una scelta di campo netta: una candidatura ma anche chi questa candidatura porta con sé».


Come giudica il sostegno dell’ex premier Giuseppe Conte a Lepore?
«Penso che sia un fatto positivo, Lepore ha la capacità di unire un campo più largo delle forze che partecipano attivamente alle primarie. Colloco questo gesto nello sforzo di costruire il campo del centrosinistra. Lo sforzo di Enrico Letta, Conte e nostro è quello di trovare punti di visione comune con cui prepararci ad affrontare alle urne una destra molto aggressiva».
È faticoso unire la sinistra?
«Non è mai facile, ma sono felice che Bologna dia un segnale in questo senso, attorno a un programma per contrastare le diseguagliaze e affrontare la transizione ecologica».
Lei ha detto che sarete «leali ma spinosi quanto serve», perché?
«Noi siamo diversi dal Pd, non sempre siamo d’accordo e per questo serviva la convergenza su punti specifici. Ogni volta che sarà necessario essere scomodi, lo saremo».
Crede che ci sia il rischio di un inquinamento del voto da parte della destra?
«Non sarebbe la prima volta, ma colpiscono alcuni endorsement da parte di chi si era detto pronto ad allearsi con la Lega. Le primarie sono uno strumento di partecipazione che si dà una parte del campo per scegliere il candidato migliore, sarebbe paradossale che gli avversari scegliessero chi guiderà il centrosinistra. È nell’interesse di tutti che questo non avvenga».
Ritiene che i “primaristi” riusciranno a ricucire, il 21 giugno?
«Credo di sì, con Lepore e Clancy potremo rilanciare per le amministrative con il supporto di tutti. La partita vera è a settembre contro la destra».
Ci sono delle foto che la ritraggono insieme a Isabella Conti nell’anno in cui siete state elette tutte e due per la prima volta, Conti a San Lazzaro e lei in Europa, nel Pd. Quella stagione è tramontata?
«La stagione del partito autosufficiente e a vocazione maggioritaria è finita, se c’è lo spazio per ricostruire un campo plurale, come abbiamo fatto alle ultime regionali, si può realizzare anche a Bologna. Però bisogna chiedere a Italia Viva, che ha fatto cadere il precedente governo e che a Roma spesso si allinea con le posizioni della Lega. Penso al ddl Zan».
Dopo le primarie di Torino solo per 11 mila elettori, teme il flop a Bologna?
«Bologna darà una risposta importante in termini di coscienza civica e voglia di partecipazione. Anche stavolta sarà una grande giornata di mobilitazione democratica».
C’è anche la partita della nazionale italiana in tv…
«Abbiamo visto negli Azzurri un grande gioco di squadra, la capacità di tenere la palla e passarsela quando serve. La politica può prendere esempio».
Il caso di Mauro Felicori, che con la sua evocazione della “ditta” ha fatto arrabbiare tanti militanti, le sembra superato? In campo stavolta giocano i quarantenni.
«Lepore, Conti, Clancy, Aitini, Bugani: dove troviamo un’altra città che andrà al voto che vede un protagonismo così forte di una generazione? Io sono felice che succeda a Bologna, anche se non sono giovanilista, abbiamo visto dove ci ha portato la rottamazione.Bisogna fare un patto intergenerazionale, combinare la freschezza di visione delle nuove sfide con l’esperienza di persone come Vasco Errani e Romano Prodi, di chi conosce la complessità di governare un territorio con bisogni diversi, cui servono risposte commisurate perché nessuno rimanga indietro».

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