Enrico Borghi (Pd): “Sul Copasir si scaricano le tensioni della destra”

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“Sul Copasir si scaricano le tensioni della destra”, sostiene Enrico Borghi, membro del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e responsabile sicurezza nella segreteria del Pd.

Onorevole Borghi, il Pd con chi sta nella contesa che oppone Lega e Fratelli d’Italia?

“Noi siamo per il rispetto della norma. La legge che nel 2007  istituì il Copasir stabilisce che la presidenza spetta all’opposizione, ma vincolando la scelta a una soluzione pattizia, ovvero che il presidente venga eletto a maggioranza degli aventi diritto”.

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La Lega, che detiene la presidenza, non vuole cedere?

“C’è un braccio di ferro tra i due partiti e questo danneggia l’istituzione. La Lega dovrebbe fare un passo indietro, ma non lo fa, perché è in corso una partita tutta interna alla destra. La legge invece andrebbe rispettata. Un diritto non può dipendere da valutazioni politiche”.

La lettera dei presidenti delle Camere è un invito ai partiti ad assumersi le loro responsabilità?

“I presidenti ricordano che la presidenza spetta all’opposizione, ma né Fico né Casellati dispongono di poteri per dimissionare il presidente leghista Volpi. La matassa va sbrogliata solo politicamente, spetta ai gruppi presenti in Parlamento venirne a capo”.

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Perché la Lega non vuol cedere?

“Per un fatto di leadership. Infatti questa storia è una cartina di tornasole dei rapporti a destra. Una partita che durerà a lungo”.

La Lega invoca il precedente D’Alema, che nel 2011 non si dimise con l’avvento del governo Monti.

“Con una differenza sensibile: quella volta ci fu un accordo in sede di conferenza di capigruppo, con cui  si decise di congelare la situazione. Qui non c’è alcun accordo”.

Che rischi corre il Copasir?

“Si rischia di gettare nel tritacarne della politique politicienne un’istituzione delicata come il Copasir, mentre i nostri uomini nel mondo sono impegnati a tutelare  la sicurezza del Paese. Va preservata la sua funzione, deve mantenere un’autonomia parlamentare, perché non può diventare il passacarte della maggioranza, o la camera di compensazione degli scontri politici”.

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