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Epilessia, dalla cannabis una speranza per i casi gravi nei bambini

La cannabis a pianta intera come cura dell’epilessia infantile intrattabile? Nei casi in cui gli altri farmaci si dimostrano inefficaci, il Thc potrebbe essere una terapia efficace nonostante l’età dei pazienti. Un piccolo studio del Regno Unito su 10 bambini ha rilevato che la frequenza di gravi crisi di epilessia è crollata dell’86% grazie al trattamento con oli di piante intere che includevano il Thc tra i principi attivi. Per questi giovani pazienti alcuna terapia era risultata efficace, inclusi i prodotti a base di cannabidiolo purificato, quindi senza tetraidrocannabinolo, la sostanza psicotropa prodotta dai fiori della canapa sativa. Risultati che spingono ancora una volta i ricercatori a chiedere un’ulteriore esplorazione dei potenziali benefici terapeutici dei prodotti a base di cannabis medicinale a pianta intera per tutte le età, dato che sinora i pediatri si sono dimostrati estremamente riluttanti a prescriverla, in gran parte a causa della mancanza di dati di conferma da studi clinici e delle conseguenze a lungo termine che queste sostanze possono avere sullo sviluppo.

Lo studio

Secondo i dati raccolti dal team coordinato dal dottor Rayyan Zafar dell’Imperial College, appena pubblicati su Bmj Pediatrics Open, i giovani pazienti hanno consumato in media 5,15 mg di Thc al giorno e 171,8 mg di Cbd, per un costo medio di 874 sterline al mese, circa 1025 euro. I risultati riportati dai genitori sono stati positivi per tutti, con una migliore qualità del sonno, nel mangiare, nel comportamento e nella cognizione. A livello clinico, invece, solo in due casi non c’è stato un miglioramento completo dei sintomi. Pochi anche gli effetti collaterali, come ad esempio la stanchezza.

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“Riteniamo che i nostri dati sulla cannabis medica a pianta intera nell’epilessia grave resistente al trattamento a esordio infantile forniscano prove a sostegno della sua introduzione nel sistema sanitario e all’interno delle attuali linee guida di prescrizione”, scrivono i ricercatori. “Una tale mossa sarebbe di enorme beneficio per le famiglie, che oltre ad avere il disagio psicologico di prendersi cura dei loro figli malati cronici, devono anche coprire il paralizzante onere finanziario del costo dei loro farmaci”.

Il farmaco a base di Cbd

Prescrivere cannabis ad uso terapeutico, in Italia, è legale. Anche ai bambini. Però il costo del prodotto è a carico del paziente. Aifa ha riconosciuto quest’anno lo status di farmaco innovativo per l’Epidiolex, il primo a base di Cbd autorizzato per il trattamento di due forme di epilessia resistente ai farmaci tradizionali, e ne ha concesso la rimborsabilità come terapia aggiuntiva per le crisi associate alle Sindromi di Lennox Gastaut o Dravet, per i pazienti a partire dai 2 anni.

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Fin dall’Ottocento si sono registrate significative prove del valore della cannabis a pianta intera nel trattamento delle epilessie infantili, ma sono disponibili prove scientifiche limitate sull’utilizzo del tetraidrocannabinolo in pediatria. L’evidenza dell’efficacia e della sicurezza del Cbd nell’epilessia è stata ampiamente dimostrata da studi pubblicati su riviste prestigiose. Ma non si può dire lo stesso del Thc, i cui effetti non sono del tutto noti, in particolare sui più giovani.

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I vantaggi

“Il vantaggio principale rispetto alle cure standard è rappresentato dal fatto che Cbd sembra avere dei meccanismi d’azione che sono diversi rispetto alle molecole impiegate attualmente. Se un paziente con epilessia è resistente ai farmaci – ovvero ne ha già provati almeno due senza ottenere risultati significativi – è lecito pensare di ricorrere a una molecola, come il Cbd, che ha più meccanismi d’azione non convenzionali – spiega il professor Pasquale Striano, epilettologo e neurologo del Gaslini di Genova, attivo da anni nella ricerca sugli effetti terapeutici del Cbd nelle epilessie resistenti – .Lo studio inglese è interessante in quanto osserva dei benefici terapeutici usando degli oli derivati dalla pianta di cannabis intera. Il vantaggio principale rispetto alle cure standard è rappresentato dal fatto che i derivati della cannabis hanno meccanismi d’azione che sono diversi rispetto alle molecole impiegate attualmente. In tal senso, le evidenze di efficacia sono meno chiare, soprattutto considerando l’effetto euforizzante del Thc non del tutto auspicabile in una popolazione pediatrica. In ogni caso è meglio essere prudenti con preparazioni galeniche oppure prodotti che non sono neanche registrati come farmaci”.

Si tratta comunque di terapie sperimentali sulle quali non esistono ancora linee guida. “Ogni medico specialista è padrone delle proprie prescrizioni, quindi la limitazione è nella scarsa conoscenza di come deve essere utilizzato: i dosaggi, la velocità con cui eventualmente aumentare il dosaggio, quali effetti monitorare – aggiunge Striano – . Non esistono delle vere linee guida, ma delle indicazioni sui vari siti ufficiali, ad esempio quello della Lega italiana contro le epilessie, che ha una commissione ad hoc che suggerisce come utilizzare al meglio i prodotti a base di cannabis”.

Servono altri studi per avere conferme

E’ da tempo che il Cbd, purificato senza Thc, viene impiegato per trattare i sintomi di alcune forme di epilessia farmaco-resistente. “Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha evidenziato i possibili benefici di questo derivato della cannabis, che potrebbe essere utilizzato anche in altre forme di epilessia. Per questo motivo c’è un grandissimo interesse per le aziende che trattano derivati della cannabis a sviluppare prodotti con questa indicazione. Al momento, studi clinici randomizzati sono stati esclusivamente effettuati per le sindromi di Lennox Gastaut e Dravet e quindi non c’è ancora un’evidenza di efficacia che permetta un utilizzo della cannabis come evidence-based medicine”, aggiunge Striano.

Le famiglie

Siamo quindi molto lontani dalla prescrizione di oli con Thc nell’infanzia. M acosa ne pensano le famiglie? “Non ho mai avvertito da parte di genitori o di pazienti una diffidenza nei confronti del cannabidiolo – conclude il professor Striano – . C’è un grandissimo entusiasmo quando si propone questo tipo di trattamento, che nella gran parte dei casi viene richiesto. Questo atteggiamento da un lato è positivo ma dall’altro può essere anche controproducente, perché il Cbd non è la panacea. È una molecola e merita di sicuro un trial terapeutico, ma non può essere considerato né qualcosa di naturale né qualcosa di efficace per tutte le situazioni”.

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