Era ubriaca, morì travolta da un’auto: condannato a 4 anni il marito che l’aveva lasciata per strada. “Fu abbandono di incapace”

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Il Tribunale di Pavia lo ha condannato a 4 anni di reclusione riconoscendolo colpevole del reato di abbandono di incapace, per aver fatto scendere dall’auto e abbandonato per strada la moglie ubriaca, poi travolta e uccisa da un’auto. La sentenza è stata emessa nei confronti di Paolo Carnevale Miino, 61 anni, di Gambolò (Pavia). Il drammatico investimento era avvenuto la sera del 12 luglio 2018 lungo il tratto di strada tra la Sforzesca e la frazione Belcreda di Gambolò (Pavia), in Lomellina. A perdere la vita fu Victoria Jacova, 46 anni, sposata in seconde nozze da Carnevale Miino. Il ragazzo alla guida dell’auto che l’aveva travolta, un 24enne, non aveva potuto evitare l’impatto.

Il pubblico ministero Alberto Palermo aveva chiesto la condanna dell’uomo a 5 anni per abbandono di incapace, reato aggravato dalla morte e dal fatto che la vittima era la coniuge dell’imputato. I giudici hanno riconosciuto all’imputato le attenuanti generiche. L’avvocato Lorenzo Lozio, difensore di Carnevale Miino, che aveva chiesto l’assoluzione del suo cliente, ha già preannunciato ricorso in appello: “Durante il processo – afferma l’avvocato – non sono emerse prove dibattimentali nè sulla presunta incapacità della vittima, nè sul fatto che il marito l’abbia accompagnata in auto e poi abbandonata nel luogo dove è stata investita. Leggeremo le motivazioni della sentenza, ma già da adesso possiamo anticipare contro una sentenza che riteniamo ingiusta”.

Nella precedente udienza l’imputato aveva raccontato che la sera dell’incidente la moglie sarebbe uscita a piedi da casa, senza portare con sè il telefonino. Paolo Carnevale Miino aveva aggiunto che era uscito per cercarla e, giunto sulla strada dove si era recata (un luogo che nelle ore notturne è abitualmente frequentato da prostitute), aveva visto che Victoria Jacova era stata stata investita mortalmente. Il pubblico ministero non ha però ritenuto verosimile quest’ultima versione del 61enne, e nelle requisitoria ha sottolineato le responsabilità dell’uomo. “Il mio cliente deve essere assolto – aveva replicato l’avvocato Lozio – perchè non ci sono prove che la moglie sia scesa dall’auto per raggiungere la strada dove è stata investita. Inoltre non era in uno stato di ubriachezza tale da perdere la capacità di intendere e di volere”.

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