Europei, l’Italia non si inginocchia contro il razzismo

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Italia, tutti in piedi. Quel gesto, simbolico ma importante, che con naturalezza cinque azzurri aveva fatto prima del fischio d’inizio del match con il Galles non si farà domani. Gli azzurri non si inginocchiano contro il razzismo. Quell’atto  di solidarietà al movimento Black Lives Matter contro le discriminazioni non si vedrà a Wembley. Nonostante le richieste politiche (il segretario del Pd Letta) e nonostante le parole della federazione (il comunicato con cui ci si dichiara antirazzisti a prescindere dai gesti). Si voleva evitare la confusione vista col Galles, quando qualche azzurro (Toloi, Pessina, Emerson, Bernardeschi e Belotti) si è inginocchiato e qualcun altro no. E si è risolta la questione in un pacato confronto interno.

Uniformità

Ricomporre la linea facendo tutti la stessa scelta. E la scelta è stata: restare in piedi. C’è stato chi ha rivendicato la libertà di espressione e il rispetto delle proprie idee, chi non ha accettato pressione dall’esterno. Bonucci stasera spiegherà il punti di vista dei giocatori, spiegando che a Coverciano ne hanno parlato tra loro.  Domani in Inghilterra, che è poi il luogo in cui questa forma di protesta raccolta dall’America contro il razzismo ha preso forza, il caso non si porrà: occorre infatti che una delle due squadre chieda l’autorizzazione preventivamente all’arbitro e non risulta che Austria e Italia l’abbiano fatto. Gli azzurri vogliono arrivare preparati e con una posizione univoca, se ad esempio nei quarti di finale si riproponesse la questione (magari contro il Belgio).

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