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Europei, Spagna a rischio e tifosi contro Morata: “Non deve più giocare”

Il giorno dopo il pareggio con la Polonia, che condanna la Roja a vincere mercoledì contro la Slovacchia per raggiungere gli ottavi, la Spagna si sveglia col mal di testa. Agli esigentissimi tifosi della Selección, viziati da 15 anni di spettacolo e vittorie, non è piaciuta la partita, e comprensibilmente non sta piacendo il cammino della nazionale.

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Buona parte del pubblico spagnolo ha gradito ancor meno le parole di Alvaro Morata nel dopo partita: “Se ci mettiamo ad ascoltare cosa dicono qui in Spagna non va bene. Aspettano solo di vederci uscire per buttarci addosso di tutto. Capisco che prima di noi hanno giocato dei geni che hanno vinto tutto, ma di solito una nazione sta unita intorno alla squadra”. E dire che alla vigilia la grande maggioranza dei sostenitori in maglia rossa aveva appoggiato il centravanti, difendendolo dai fischi e dagli sfottò di una rumorosa minoranza del tifo. Ma dopo il secondo pareggio di fila, frutto di un possesso palla sfibrante ma sterile, il clima si è fatto pesante.

Le reazioni alle parole di Morata 

A guidare la protesta contro la nazionale di Luis Enrique, e in particolare contro il centravanti, è l’ascoltatissimo Josep Pedrerol, anima del programma Chiringuito Tv, influencer da prima che la parola esistesse. “Morata si era preparato il discorsetto della vittoria. Invece la Spagna ha pareggiato. A questo punto, non deve più giocare un minuto con la nazionale”, è l’appello che il conduttore rivolge all’allenatore. Alla vigilia della gara di ieri, Luis Enrique così aveva annunciato la formazione: “La Spagna sarà: Alvaro Morata più altri dieci”. Un modo per proteggere il suo centravanti dalle critiche che gli erano piovute addosso dopo i gol sbagliati nella gara d’esordio con la Svezia. Un paio ne ha steccati anche ieri con la Polonia, compresa la ribattuta sul rigore stampato sul palo da Gerard Moreno. Ma intanto ha segnato. E i fischiatori sugli spalti dello stadio la Cartuja al momento del cambio lo hanno risparmiato. Dopo le dichiarazioni infuocate del dopopartita, dovrà prepararsi a un secondo round di polemiche coi propri tifosi. 

 

A Barcellona e Madrid si cerca di parlar d’altro

Morata è autore di quattro dei cinque ultimi gol della Spagna agli Europei. E Luis Enrique ha fatto notare come, a parità di partite giocate, solo Harry Kane in carriera abbia segnato più con la propria nazionale. In 41 gare nessuno ha fatto meglio del 29enne bianconero: non MbappéBenzema e nemmeno Lewandowski, che ieri si è svegliato dopo un lungo letargo (con la Polonia, s’intende) gettando la Spagna “in un bel pasticcio”, prendendo in prestito il titolo del quotidiano Marca. I giornali catalani, per non parlare di nazionale, si concentrano sugli intrecci di mercato Barcellona-Depay. E nei caffé di Madrid tiene ancora banco il saluto di Sergio Ramos al Real fra le lacrime.

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Comprensibile, visto che in nazionale di madrilisti non ce ne sono. Luis Enrique non solo ha lasciato a casa Ramos, acciaccato, ma non ha nemmeno convocato Nacho. Farlo non gli sarebbe costato nulla: dei 26 giocatori che avrebbe potuto portare con sé, ne ha chiamati appena 24. Una scelta impopolare che in parte spiega le critiche che ogni giorno gli piovono addosso. Compresa quella per aver portato a Euro 2020 due centrali di difesa mancini: Pau Torres e Laporte. Più che un appunto tecnico, da parte dei tifosi, è un segnale d’insofferenza. 



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