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Ex Ilva, a Taranto dal 14 novembre sospese 145 aziende dell’indotto. “Colpo durissimo per l’occupazione”

Acciaierie d’Italia ha comunicato ai sindacati che da lunedì 14 novembre nello stabilimento siderurgico di Taranto sono sospese le attività di 145 imprese appaltatrici. Lo riferiscono il segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D’Alò, e il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto-Brindisi, Biagio Prisciano, aggiungendo che “la sospensione è a tempo indeterminato” e che “si tratta di un gesto gravissimo che mette a rischio centinaia di posti di lavoro. La ricaduta occupazionale sarà massiccia”.

Secondo i sindacati potrebbero essere circa 2mila i lavoratori collocati in cassa integrazione dopo la decisione di Acciaierie d’Italia. È solo una stima sindacale per il momento, ma se è vero che si è ancora in attesa di capire quali aziende saranno interessate allo stop, è evidente che i riflessi della fermata saranno su larga scala: manutenzioni, sostituzioni, ricambi, impiantistica, per citare soltanto alcune delle attività che l’ex Ilva affida in appalto.

I sindacati

 “Se Acciaierie d’Italia e l’amministratore delegato Lucia Morselli – osservano i due sindacalisti – pensano di utilizzare questa situazione per premere sul governo e cercare di ottenere le risorse del miliardo di euro del Decreto Aiuti, hanno sbagliato i conti e vedranno l’opposizione del sindacato. È davvero singolare che questa stretta dell’azienda arrivi a poche ore dall’incontro che lunedì Fim, Fiom e Uilm avranno a Taranto con i parlamentari sulla situazione dell’ex Ilva”.

Nella lettera inviata alle aziende dell’appalto, Acciaierie d’Italia parla di “sopraggiunte e superiori circostanze” che “inducono a comunicarvi, con particolare rammarico, la necessità di sospendere le attività oggetto degli ordini nella rispettiva interezza”.In realtà, come dicono i sindacati, l’azienda non ha fornito le motivazioni della sospensione.

La società sollecita le ditte dell’appalto a liberare i cantieri “entro lunedì 14 novembre”, precisando “che, decorso tale termine, sarà inibito ogni accesso in stabilimento” “Confermiamo l’interesse alla prosecuzione delle attività e delle opere appaltate – spiega infine Acciaierie – e a tale riguardo sarà nostra cura comunicarvi ogni utile aggiornamento non appena possibile”.

Il coordinatore provinciale di Usb, Francesco Rizzo, aggiunge: “Riteniamo che le risorse pubbliche non devono servire per pagare i debiti contratti da Acciaierie d’Italia, bensì per mettere in sicurezza la fabbrica e la comunità. Giusto, a nostro avviso, che ci sia un aumento della quota societaria dello Stato che lo farebbe diventare maggioritario rispetto al privato. La nostra organizzazione sindacale è decisamente preoccupata per le conseguenze di questo atteggiamento – conclude – che va inevitabilmente a surriscaldare il clima, già caldo, all’interno dell’acciaieria tarantina”.

La politica

“Un’altra tegola colpisce il sistema produttivo di Taranto” e “mette a rischio centinaia di posti di lavoro e rende più debole un sistema già in grave difficoltà” dice il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (Pd). “Le aziende locali e le nostre maestranze – aggiunge – hanno garantito il funzionamento di un complesso industriale obsoleto che ha bisogno di interventi urgenti e radicali. Le imprese e i lavoratori hanno sopportato ritardi di mesi, talvolta di anni, nel pagamento di prestazioni e forniture regolarmente erogate. Per questo, il provvedimento di Acciaierie d’Italia appare grave”.

Per Michele Mazzarano, anche lui consigliere regionale dem, “questo è il colpo mortale per aziende e lavoratori dell’appalto già gravemente feriti. L’altissimo numero di unità lavorative in ballo non può che far pensare ad un subdola ed inaccettabile forma di ricatto verso il Governo. Condivido pertanto la preoccupazione delle organizzazioni sindacali e auspico la creazione di un fronte comune tra politica e sindacato in difesa del lavoro e dell’intera comunità”.

La cassa integrazione

Ma sempre da lunedì 14 in Acciaierie d’Italia aumenterà anche la cassa integrazione per il personale diretto. Lo dicono sempre fonti Fim Cisl. “I tecnici, che sinora sono stati esclusi dalla cassa integrazione, dovranno effettuare due giorni a settimana e ovviamente anche per gli operai è prevedibile un aumento della cigs”. Nell’ex Ilva da marzo scorso è scattata la cassa integrazione straordinaria, durata un anno, per un numero massimo di 3mila unità, di cui 2.500 a Taranto. È da metà 2019, cioè pochi mesi dopo il subentro alla gestione commissariale dell’amministrazione straordinaria, che l’ex Ilva è costantemente ricorsa agli ammortizzatori sociali, con numeri variabili, tra cassa ordinaria, cassa Covid e ora straordinaria.



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