Export dei vaccini, l’Oms contro l’Ue: “Tendenza preoccupante”

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BRUXELLES-LONDRA –  È scontro sul meccanismo europeo per il controllo dell’export dei vaccini al di fuori dell’Unione. Prima è stata l’Organizzazione mondiale della Sanità a schierarsi contro l’iniziativa di Bruxelles, poi, nella notte, la forte tensione tra Regno Unito, Irlanda e Commissione Ue sulla possibilità di controllare il transito delle fiale alla frontiera tra Belfast e Dublino. Insomma, la situazione è delicata: da un lato gli europei sono convinti che alcune aziende, come AstraZeneca, si siano “rivenduti due volte” le dosi che per contratto spetterebbero ai Ventisette, spedendole a paesi terzi, a partire dalla Gran Bretagna. Dall’altro l’Europa avendo deciso di difendersi, si espone alle critiche esterne per una restrizione al commercio, tema sul quale peraltro ha sempre difeso l’assenza di barriere.

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Tutta nasce con l’intervista a “Repubblica” di Pascal Soriot, l’amministratore delegato di AstraZeneca, il cui vaccino è stato approvato proprio ieri dall’Ema e che dovrebbe fornire 400 milioni di dosi alla Ue, ha affermato che avrebbe tagliato due terzi delle forniture per l’Europa perché Londra aveva la priorità. Il manager dell’azienda anglo-svedese ha citato parti del contratto stipulato con la Commissione Ue, facendo infuriare Ursula von der Leyen, che ieri ha ottenuto dal produttore il via libera a rompere la clausola di segretezza e ha pubblicato il documento. Che in effetti dà in parte ragione agli europei: se, come aveva rivelato Soriot, l’intesa si basa effettivamente su un “massimo sforzo ragionevole” da parte di AstraZeneca ma non su obblighi rigidi a breve termine, il contratto della stessa casa farmaceutica con Boris Johnson non prevale su quello Ue: le fabbriche inglesi devono rifornire il continente. Non solo: per Bruxelles AstraZeneca non ha fatto “del suo meglio”, termine inserito nel contratto, per superare i contrattempi registrati nella sua fabbrica belga in quanto non ha compensato i tagli con quelle britanniche, come invece prevede il contratto.

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Insomma, per la Commissione l’azienda si è rivenduta le fiale degli europei. Ecco perché ieri Bruxelles ha lanciato il meccanismo di controllo dell’export, una sorta di registro al quale le aziende devono chiedere l’ok per esportare all’estero le fiale prodotte in Europa. In caso di “incongruenze”, ovvero di scoperta di imbrogli, l’Unione può bloccare l’export. Questo meccanismo, ha affermato ieri l’Oms, si inserisce in una “tendenza molto preoccupante” che potrebbe mettere a repentaglio la catena di approvvigionamento globale dei vaccini. “Non è utile che alcun Paese – aggiunge l’Organizzazione – in questa fase imponga divieti o barriere all’esportazione che non consentano la libera circolazione degli ingredienti necessari che renderanno disponibili in tutto il mondo vaccini, strumenti diagnostici e altri medicinali”.

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Ma la mossa dell’Ue sul controllo dell’export vaccini ha scatenato polemiche anche in Regno Unito, così tante che nella rissa politica ieri sera si è gettato persino il leader della Chiesa d’Inghilterra, ossia l’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che su Twitter ha criticato “l’atteggiamento anti-etico dell’Unione europea, che invece si professa per l’unione dei popoli”. Ma questa è stata solo la punta dell’iceberg. Perché l’invocazione, da parte della Commissione europea, dell’articolo 16 del Protocollo sulla Pace in Irlanda del Nord per imporre controlli sull’export dei vaccini anche al confine tra le due Irlande ha scatenato in Regno Unito proteste e indignazione da tutti i lati, unendo ogni fronte politico, da Sinn Féin agli unionisti del Dup, dal Labour al governo Johnson. Il quale ieri ha immediatamente telefonato prima alla presidente della Commissione Ue Von Der Leyen per “chiedere urgentemente spiegazioni” per quella che lui ha definito una mossa pericolosa, poi si è sentito addirittura con il primo ministro Irlandese Michéal Martin, anche lui molto turbato dalle intenzioni della Ue, che tra l’altro non l’ha nemmeno avvertito preventivamente. 

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Anche Martin ha telefonato subito a Von der Leyen per chiedere e ottenere “rassicurazioni” e subito dopo ha avuto un colloquio con Boris Johnson, durante il quale il primo ministro britannico ha esortato l’Ue “a rispettare il Protocollo” nonostante il blocco sui vaccini, “perché non va messa a repentaglio la pace in Irlanda del Nord”. Ieri sera le polemiche sono state così forti che l’Unione a mezzanotte ha dovuto ufficialmente smentire di voler attivare l’articolo 16 del Protocollo sull’Irlanda del Nord – alla base della fragile pace sull’isola – e riattivare controlli preventivi sui vaccini. Ma la frittata era oramai fatta. Tanta brace per i tabloid oggi più scandalizzati che mai, ma anche i politici e gli esponenti più europeisti hanno espresso disappunto per gli annunci dell’Ue ieri su un tema così sensibile come l’Irlanda del Nord, la cui pace tra l’altro è stata ideata, negoziata e coltivata proprio dall’Europa negli ultimi decenni. 

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