ExxonMobil sapeva dei cambiamenti climatici fin dagli anni Settanta

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Lo sapevano già cinquanta anni fa che stavano andando verso una profonda crisi climatica ma in pubblico sostenevano ben altre tesi. ExxonMobil, una delle più grandi compagnie petrolifere del mondo, nel 1970 aveva in mano previsioni esatte su quanto la temperatura si si stava alzando e dove tutto questo ci avrebbe portato se non avessimo ridotto le emissioni da combustibili fossili. A rivelarlo l’analisi di alcuni accademici dei documenti interni alla multinazionale texana. La quale, alla Bbc, ha spiegato che è un’accusa emersa in passato e che la risposta resta la stessa: “Coloro che parlano di come ExxonMobil ‘sapeva’ sbagliano nelle loro conclusioni”.

Lo studio in questione, Assessing ExxonMobil’s global warming projections, appena pubblicato su Science è firmato da due professori di storia della Harvard University, Geoffrey Supran e Naomi Oreskes, e dal climatologo Stefan Rahmstorf del Potsdam Institute for Climate Impact Research in Germania.

L’intervista

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“I nostri risultati mostrano che nei circoli privati e accademici dalla fine degli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta, ExxonMobil ha previsto il riscaldamento globale correttamente”, si legge nella ricerca. “Utilizzando tecniche statistiche consolidate, scopriamo che fra il 63 e l’83% delle proiezioni climatiche riportate dagli scienziati della ExxonMobil erano accurate (…)”. Hanno quindi previsto con precisione che il riscaldamento globale causato dall’uomo sarebbe stato rilevabile per la prima volta nel 2000 e stimato ragionevolmente quanta CO2 ci avrebbe spinto in una zona di pericolo. In pratica Exxon avrebbe saputo che la combustione dei loro prodotti fossili avrebbe riscaldato il pianeta di circa 0,2 gradi ogni decennio.
 

Stando ai tre accademici i risultati suggerirebbero che tali previsioni di ExxonMobil erano anche più accurate persino di quelle degli scienziati della Nasa. “Sottolinea la cruda ipocrisia dei dirigenti della compagnia”, ha dichiarato Naomi Oreskes. “Sapevano che i propri scienziati avevano analisi di altissima qualità avendo accesso a informazioni privilegiate, mentre dicevano al resto di noi che le previsioni sulle mutazioni del clima erano fasulle”.
 

Mentre la compagnia petrolifera ribadisce che “è impegnata a far parte della soluzione al cambiamento climatico e ai rischi che comporta”, nello studio pubblicato su Science si metteno a confronto i risultati delle analisi di quegli anni con le ricerche di James Hansen della Nasa che ha lanciato l’allarme sul clima nel 1988, montando come fossero simili.

I dati

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Precedenti indagini avevano portato alla luce altri documenti Exxon dai quali emerge come la società abbia pubblicamente cercato di diffondere dubbi sulle previsioni del cambiamento climatico. In un documento interno si parla di “enfatizzare l’incertezza nelle conclusioni scientifiche” sull’effetto serra.

Gli scienziati della multinazionale avevano anche correttamente respinto la teoria secondo cui ci saremmo trovati davanti ad una nuova era glaciale. Il professor Oreskes e il professor Supran hanno iniziato la loro indagine dopo le inchieste giornalistiche del 2015 che per prime suggerivano che ExxonMobil fosse a conoscenza del cambiamento climatico. Hanno analizzato dati scientifici in oltre cento pubblicazioni di Exxon ed ExxonMobil tra il 1977 e il 2014 per calcolare le loro previsioni sull’aumento della temperatura globale. Ora lo studio si aggiunge alle accuse di disinformazione al fine di proteggere i propri interessi commerciali nei combustibili fossili con una serie di citazioni in diversi tribunali statunitensi. A maggio uno di questi, in Massachusetts, ha stabilito che la multinazionale dovrà esser processata con l’accusa di aver mentito sui cambiamenti climatici. Rischia di essere solo il primo di una lunga serie.

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