F1, Hamilton rivela: “A scuola sono stato vittima di bullismo, mi lanciavano le banane”

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“A scuola sono stato vittimo di bullismo perché ero nero”. Lo ha rivelato Lewis Hamilton durante il podcast On Purpose, pubblicato lunedì. Il sette volte campione del mondo di F1 ha ricordato: “Per me la scuola è stata la parte più traumatizzante e più difficile della mia vita. Sono stato vittima di bullismo già all’età di 6 anni. Ero solo uno dei tre bambini di colore e i ragazzi più grandi, più forti e prepotenti mi prendevano in giro per la maggior parte del tempo. Mi davano continui colpi, mi tiravano cose addosso, come le banane, e mi chiamavano ‘negro’ o ‘meticcio'”.

“Ho tenuto tante cose per me, avevo paura di dirlo ai miei”

Hamilton, nato e cresciuto a Stevenage, nel sud-est dell’Inghilterra, ha poi aggiunto: “Nella mia scuola secondaria c’erano 6 o 7 ragazzi neri su 1.200 bambini e 3 di noi venivano sempre messi fuori dall’ufficio del preside. Il preside se la prendeva con noi e in particolare con me. Sentivo che il sistema era contro di me e stavo nuotando controcorrente. Ci sono state molte cose che ho tenuto dentro. Non me la sentivo di andare a casa e dire ai miei genitori che questi ragazzi continuavano a chiamarmi negro o che ero vittima di bullismo o venivo picchiato. Non volevo che mio padre pensasse che non ero forte”, evidenzia Hamilton, unico pilota di colore finora ad aver conquistato il titolo di campione del mondo.

Ha creato due organizzazioni per aiutare le diversità all’inclusione

Anche per questo motivo il 38enne della Mercedes, che il prossimo 15 febbraio svelerà la vettura per la nuova stagione, ha creato la fondazione Mission 44 – che mira a migliorare la vita delle persone appartenenti a gruppi sottorappresentati – e l’organizzazione Ignite, un’impresa messa in piedi assieme alla sua scuderia per migliorare la diversità e l’inclusione nelle corse automobilistiche.

“Non so ancora cosà farò quando smetterò di correre”

Hamilton sta entrando nell’ultimo anno del suo contratto con la Mercedes ma si prevede che firmerà un nuovo contratto pluriennale restando in F1 oltre i 40 anni. Per questo rivela di non aver ancora immaginato la sua vita dopo le corse: “Quando smetterò di correre so già che vivrò un momento difficile. Anche perché lo faccio da 30 anni. Niente può eguagliare l’essere in pista, partecipare ad una gara, essere al vertice dello sport e guadagnare una pole position. Le emozioni che provo mi mancheranno. So che avrò un grosso buco, quindi sto cercando di concentrarmi e trovare cose che possano essere altrettanto gratificanti”, conclude.

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