Facciamo una bella vita? Un test lo misura

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Si può misurare il grado di appagamento una esistenza? In altre parole: è possibile valutare se e quanto la nostra vita è una bella vita, una vita ben vissuta? E poi, soprattutto, cos’è una bella vita: accumulare danaro, esercitare il potere, contare su molti amici o amanti che ci riempiono di attenzioni? Due psicologi dell’Università di Zurigo hanno sviluppato un test e una scala multidimensionale per valutare il livello di appagamento delle persone e hanno applicato il loro modello di indagine su circa 700 adulti tra i 40 e i 93 anni, quindi su un campione di persone che aveva vissuto.

Il risultato della loro ricerca, pubblicata su Frontiers in Psychology, è che una vita realizzata e appagante non ha a che vedere con l’egocentrismo (quindi niente danaro potere amanti o amici devoti…) ma per esempio con il lasciare un segno nel mondo e per il mondo, con l’impegno in attività significative e coinvolgenti, retribuite o anche volontarie, con il prendersi cura dei più giovani, nel senso di autenticità e fedeltà a sé stessi.

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Cos’è una vita ben vissuta

Per prima cosa Doris Baumann e Willibald Ruch, gli autori dello studio, hanno costruito un quadro concettuale di vita appagata. Semplificando, hanno delineato un modello, che comprende aspetti sia cognitivi che affettivi, che tiene conto degli elementi che possono far sentire le persone appagate, soddisfatte dalla propria esistenza: l’aver sviluppato in pieno il proprio potenziale, il percepirsi integri e completi, autentici e fedeli a sé stessi, la possibilità di lasciare una eredità al mondo e di contribuire al benessere degli altri.  “Poi  (…) – ha detto Baumann – abbiamo verificato se questo concetto di appagamento si potesse misurare”. Per concludere che sì “una vita realizzata può essere valutata, come abbiamo dimostrato col nostro studio”, ha aggiunto Baumann.

Una vita appagata come predittrice di salute e di un buon invecchiamento

I risultati del lavoro dei ricercatori svizzeri indicano che sentire di avere una bella vita è un predittore di benessere mentale, e si associa a una migliore salute autovalutata. Inoltre, che chi si sente appagato ha un atteggiamento più positivo nei confronti del tempo che passa: insomma invecchia meglio.

Lasciare un segno

Ma in cosa consiste una vita appagata? Cominciamo subito col dire che non è una vita centrata sull’individuo: infatti i livelli di realizzazione più elevati sono legati per esempio al coinvolgimento nella cura e nel benessere delle giovani generazioni. “L’indagine sulle concezioni di chi ha partecipato allo studio ha rivelato che avere un impatto e lasciare un segno positivo nella vita degli altri è effettivamente visto come una componente essenziale di una vita realizzata”, ha detto Baumann. Ecco, ma detto ciò cosa possiamo fare per rendere le nostre esistenze più appaganti? Secondo Baumann alcuni comportamenti, come svolgere attività significative, impegnarsi nelle attività che ci interessano, perseguire obiettivi da cui sappiamo di ricavare un senso di realizzazione aiutano nell’intento. Anche sentire la propria professione come una vocazione può dare un senso forte di appagamento.

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Invecchiando ci sente più appagati

Sebbene sembri controintuitivo, invecchiando il livello di appagamento tende ad aumentare. Questo potrebbe spiegarsi col fatto che con il passare degli anni le persone acquisiscono risorse, esperienze, competenze e anche consapevolezza: tutti elementi utili a ricalibrarsi, per così dire, su sé stessi. Inoltre, gli anziani hanno sviluppato i loro punti di forza caratteriali, che aiutano a superare le avversità e a costruire una vita che sia appagante. E in questo senso, come del resto in ogni altro senso a ben pensarci, una longevità in buona salute, aiuta. Oggi – è la riflessione degli autori – le persone possono contare su un lasso di tempo più lungo per realizzare i loro punti di forza, per perseguire i loro sogni e per lasciare un’eredità al mondo. Il tempo che ancora dobbiamo vivere, e che oggi possiamo vivere, “ci offre una maggiore libertà di essere chi siamo, di esprimerci e scegliere di fare quello che è significativo per noi”.

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