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Facebook e Whatsapp tornano on line, le scuse di Zuckerberg: “So quanto vi affidate a noi”

SAN FRANCISCO – “Facebook, Instagram, WhatsApp e  Messenger sono tornati online. Mi dispiace per l’interruzione di oggi, so quanto ti affidi ai nostri servizi per rimanere in contatto con le persone a cui tieni”. Così in un post sul suo profilo Facebook Mark Zuckerberg, fondatore e amministratore delegato della società.

I guai della galassia Zuckerberg Fb e WhatsApp bloccati per ore

Facebook e le sue app Instagram e WhatsApp hanno lentamente ripreso a funzionare nella notte dopo un blackout di oltre cinque ore in Europa e negli Stati Uniti. Si è trattato della peggiore interruzione di servizio del colosso dei social media dal 2008.

Per tenere aperti i canali di comunicazione durante il blackout Zuckerberg si è affidato al social network rivale, Twitter: “Siamo a conoscenza del fatto che al momento alcune persone stanno riscontrando problemi con Whatsapp. Stiamo lavorando per riportare le cose alla normalità e invieremo un aggiornamento qui il prima possibile. Grazie per la vostra pazienza”, ha scritto sul proprio profilo l’app di messaggistica.

Il crollo è arrivato in un momento già molto difficile per Facebook: la talpa che ha rivelato la sua negligenza nell’eliminare la violenza, la disinformazione e altri contenuti dannosi dalle sue piattaforme è uscita allo scoperto domenica rincarando la dose delle accuse. E la sua testimonianza oggi al Senato potrebbe essere dirompente.

Frances Haugen, ecco chi è la “whistleblower” di Facebook: “Così l’odio crea profitti”

“Facebook nella sua attuale forma è pericolosa, pone una minaccia alla democrazia”, ha denunciato in alcune interviste l’ex product manager Frances Haugen, dopo essersi presentata nella popolare trasmissione 60 Minutes della Cbs News come la whistleblower dietro agli scoop del Wall Street Journal ‘Facebook Files’.

La fuga di notizie e la rivelazione pubblica della fonte rappresenta forse la crisi più grave nella storia della società, dopo la maxi multa di 5 miliardi di dollari per aver violato le norme sulla privacy ai danni di milioni di utenti nella raccolta dati di Cambridge Analytica per alcune campagne elettorali, tra cui quella (vincente) di Donald Trump nel 2016. E rischia di deteriorare ulteriormente i rapporti della piattaforma non solo col pubblico ma anche con il Congresso, che da anni discute su come limitare lo strapotere e la crescente influenza di Big Tech. Senza contare la minaccia di un’inchiesta da parte della Securities and Exchange Commission (Sec), l’equivalente della Consob italiana, mentre Fb è già sotto tiro in una storica indagine della Federal Trade Commission per abuso di posizione dominante.
 



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