Fed alza i tassi di 25 punti, ai massimi dal 2006. Stop agli aumenti in caso di recessione

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ROMA – Negli Stati Uniti, la Federal Reserve alza i tassi di interesse di 25 punti base, attestandosi su una forchetta compresa tra il 5% e il 5,25%. Una mossa che la Fed considera indispensabile a fronte di un’inflazione ancora “elevata”. lontana dalla soglia virtuosa del 2 percento.

Al termine della due giorni di confronto, iniziata ieri, arriva il decimo aumento consecutivo del costo del denaro da marzo 2022. Con l’aumento di oggi – deciso dal Fomc, il Comitato monetario della Banca centrale americana- i tassi salgono al massimo dal 2006.

La Federal Reserve lascia intendere però che gli aumenti potrebbero rallentare, addirittura fermarsi “qualora emergano rischi che potrebbero ostacolare il conseguimento degli obiettivi” prefissati. Parole che svelano una preoccupazione: la contrazione del credito, messa in campo per contenere il carovita, minaccia di portare con sé la recessione.

La Fed non percepisce ancora problemi sul mercato del lavoro, che continua a reggere. Anche il sistema bancario sembra in grado di tenere. Nello stesso tempo, l’economia statuntense sta conoscendo una fase di espansione modesta nel primo trimestre dell’anno. Gli altri tassi, inoltre, possono produrre un impatto anche sulle famiglie.

Dopo la Fed, può battere un colpo la Banca Centrale Europea domani. Per Francoforte il ciclo di rialzi più rapido dal Dopoguerra potrebbe proseguire anche a giugno, sfidando i timori di una recessione e i contraccolpi sui Paesi molto indebitati, come l’Italia, destinata a veder lievitare ancora di più la sua spesa per interessi.

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