Site icon Notizie italiane in tempo reale!

Festival della Politica, dal MeToo alle donne afghane: “Abbattere il muro degli stereotipi è un percorso feroce”

MESTRE (Venezia) – Li usiamo per costruire, elaborare e organizzare, però molto spesso non ne siamo consapevoli. Sono gli stereotipi, quei mattoncini che mettiamo uno dopo l’altro per esemplificare l’insieme delle informazioni. Tuttavia se ci basassimo solo su quelli per guardare la realtà, la nostra visione del mondo e dell’altro sarebbe molto superficiale poiché fondata su teorie già preconfenzionate.

La questione è stata al centro dell’incontro di chiusura della decima edizione del Festival della Politica intitolato Il potere delle donne e diretto dal giornalista e deputato Pd Nicola Pellicani. Il dibattito dedicato a Il muro degli stereotipi che si è svolto a Mestre, in Piazza Ferretto, è stato moderato dal filosofo Marco Filoni e ha visto la partecipazione del direttore di Repubblica Maurizio Molinari, della scrittrice Chiara Valerio e della professoressa di Psicologia sociale Elisabetta Camussi, impegnata da anni sulle tematiche di genere.

“Il potere delle donne” al centro del Festival della Politica 2021

Come abbattere il muro degli stereotipi? Secondo Molinari, mettere in discussione gli stereotipi non è una passeggiata in un giardino di rose, ma una presa di consapevolezza che provoca carne e sangue. Per la scrittrice Valerio gli stereotipi non si possono cancellare, ma controbilanciare, ecco perché c’è bisogno di accogliere più modelli di vita e più diversità possibili. Camussi ha invece sottolineato quanto la battaglia contro gli stereotipi debba passare per forza attraverso la politica e la realizzazione di un piano nazionale affinché siano garantite pari opportunità per la realizzazione di una donna. 

Diritti, in Italia politica “vietata” alle donne. Ma per la parità non basta una legge

Filoni ha aperto l’incontro citando due fatti recenti: la nomina di sette uomini alla Rai e alcuni commenti negativi al film che ha appena ricevuto il Leone d’Oro (L’Événement di Audrey Diwan) che si concludevano spesso con un “ha vinto solo perché donna”. Il filosofo, rifacendosi ad alcuni esempi tratti dal libro di Emanuela Griglié e Guido Romeo, Per soli uomini, ha condiviso una riflessione: crediamo di pensare  all’universalità, ma scopriamo che viviamo in una realtà pensata al maschile. Come fare?

Molinari, facendo riferimento alle testimonianze delle vittime del produttore cinematografico Harvey Weinstein che ha dato origine al movimento #metoo, alla marcia di Selma guidata da Martin Luther King e alle proteste dei nostri giorni delle donne in Afghanistan, ha spiegato perché abbattere il muro degli stereotipi è un percorso feroce sia per chi subisce gli stereotipi che arriva a mettere a rischio la propria vita, sia per chi li vuole abbattere. “Il nostro compito è portare in superficie in maniera costante cos’è lo stereotipo e cosa comporta. I regimi, come vediamo con le donne afghane, zittiscono chi cerca di rompere gli stereotipi, ma noi dobbiamo parlarne sempre, senza mai fermarci, perché essere consapevoli di che cos’è un pregiudizio è una maratona, non una corsa veloce e si vince solo in un caso: quando non ci fermiamo”.

Camussi ha spiegato che da un nome costruiamo, elaboriamo e organizziamo un’informazione, ma quando a questa operazione non si aggiunge un ragionamento si rischia di rimanere ingabbiati e di costruire un muro senza esserne consapevoli. “Per questo è importante parlare di stereotipi altrimenti agiscono senza che ce ne rendiamo conto dandoci una visione diversa da quella che invece è la realtà”. 

Valerio, citando autori e autrici, da Lina Bolzoni a Ruggero Pierantoni, ha spiegato come non possiamo liberarci degli stereotipi, ma possiamo abbatterli mostrando che esistono altri modelli e non solo quelli che gli stereotipi portano a ritenere gli unici esistenti. “Per abbattere i muri dobbiamo continuare ad aggiungere modelli di vita, ad aggiungere sempre più diversità. Come? La lettura abbatte gli stereotipi perché mostra come esistano vite che non avremmo mai pensato che ci fossero”.

Nel dibattito è emersa anche la questione del femminicidio e di come il tema venga trattato. Camussi ha sollevato il problema, dicendo che nella quotidianità non si sente ancora l’urgenza di affrontare il problema come collettivo, cadendo spesso in un racconto che rischia di essere appunto stereotipato, senza mai chiamare in causa la società. Molinari ha risposto che la vera frontiera della modernità è riconoscere che l’uomo ha bisogno delle categorie, ma che debba andare oltre perché siamo tutti unici e tutti diversi. Proprio per questo per il direttore di Repubblica ha sottolineato che quando si riporta sui giornali la cronaca di un femminicidio si deve tenere sempre presente che si sta parlando di un’identità unica, “nella consapevolezza che l’altro è sempre diverso anche se a volte ci assomiglia”.

Si è conclusa con l’incontro su come abbattere gli stereotipi la decima edizione del Festival dedicata alle donne che ha affrontato la presenza femminile nella società in molti appuntamenti, a cura di Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell’Istat e presidente di Women 20.



Go to Source

Exit mobile version