Fiammetta Borsellino: “Il depistaggio su via D’Amelio, giustizia malata”

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“È una giustizia malata quella che ad oggi non ha saputo trovare una delle verità sui tanti enigmi che hanno caratterizzato il depistaggio per via D’Amelio e il falso pentito Scarantino. Questa non è l’idea di giustizia che sognava mio padre”. Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo, ha appena finito di leggere le 23 pagine con cui il gip di Messina ha archiviato l’inchiesta sugli ex pm di Caltanissetta Annamaria Palma e Carmelo Petralia. Dice: “Non è quello che ci aspettavamo, un’archiviazione. Chi ha lavorato male, permettendo che certe nefandezze accadessero, potrà sfuggire alla giustizia, ma non ai conti con la propria coscienza”.

La gip di Messina Simona Finocchiaro rileva che “ci furono molteplici irregolarità e anomalie nella gestione del collaboratore Scarantino”, ma non è stata “individuata alcuna condotta penalmente rilevante a carico dei magistrati”. E ricorda che nel corso delle ultime indagini Scarantino ha ritrattato nuovamente le accuse fatte nei confronti degli ex pm.
“Non capisco come si possa basare ancora una volta una decisione su Scarantino, che ha detto tutto e il contrario di tutto. Ritrattando per l’ennesima volta. E se fosse ancora oggi manovrato o condizionato da quelle menti raffinatissime che non hanno voluto che si accertasse la verità?”

Che giornata è oggi per la famiglia Borsellino?
“Non è un giorno di rabbia, né di odio, né di rancore. È uno dei tanti giorni in cui siamo costretti a tirare le somme: non abbiamo avuto alcuna risposta, il Paese non ha avuto risposte. È una storia italiana che si ripete, con le stesse dinamiche che hanno caratterizzato le indagini su altre stragi. In ogni caso, fare passare del tempo, è la strategia per compromettere quasi in modo definitivo la possibilità di arrivare alla verità”.

Ha sentito i suoi fratelli?
“Condividiamo gli stessi pensieri e gli stessi sentimenti”.

C’è ancora un processo a Caltanissetta riguardante il depistaggio, sono imputati tre poliziotti. Potrebbero arrivare da lì spunti per proseguire nella ricerca della verità?

“La procura di Caltanissetta continua a fare un lavoro importante, che è ancora in corso. Ma il sistema giustizia è apparso malato nella vicenda depistaggio: è assurdo che per un processo definito il più grande errore giudiziario della storia italiana non sia stata individuata alcuna responsabilità di coloro che quel processo hanno gestito. Non ci sono stati neanche provvedimenti disciplinari. Anzi, chi ha sbagliato, oggi svolge ruoli apicali all’interno dell’ordine giudiziario. E non è la sola incongruenza in questa giustizia malata”.

A cosa si riferisce?
“Mi viene in mente il contrasto fra le tesi espresse dalla sentenza “Trattativa Stato-mafia” e quelle emesse a Caltanissetta per la strage di via D’Amelio. La prima individua quale elemento acceleratore la trattativa. La corte del Borsellino quater rileva invece che l’accelerazione sarebbe stata determinata dal dossier mafia e appalti, al quale mio padre era molto interessato. La sentenza “Trattativa” arriva a negare questo interesse. Com’è possibile avere queste due opposte valutazioni?”.

Come proseguirà il suo impegno perché si arrivi a decifrare gli enigmi che ancora avvolgono la morte di suo padre e dei poliziotti della scorta?
“Continuo a parlare con i ragazzi delle associazioni, delle scuole, l’unico ambito in cui vale la pena di investire. È la mia strada. A questo impegno dedico gran parte del mio tempo. Lo faccio con semplicità. Ogni famiglia pretende la verità, l’intero Paese che è stato duramente colpito quel 19 luglio dovrebbe pretendere la verità. Ma è difficile da raggiungere, perché vedo ancora tanta omertà istituzionale attorno a questa vicenda”.

Insomma, una giornata amara, questa.
“L’ennesimo epilogo di una putrida vicenda, è la storia dell’Italia: lo stivale dei maiali che affonda sempre di più nel fango come canta Franco Battiato in “Povera Patria”, pensando a quei corpi a terra senza più calore”.

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