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“Firma digitale per i referendum”: l’appello al ministro Colao dell’Associazione Luca Coscioni

“Didattica a distanza, smart working, possibile che solo la democrazia non ammetta digitalizzazione?”. Marco Cappato riassume così la lettera-appello che Marco Gentili, co-presidente dell’Associazione “Luca Coscioni”, ha inviato al ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao per chiedere la firma digitale per i referendum. 

Quale migliore occasione per inserire nel decreto Semplificazioni, la firma digitale per i referendum? È arrivato il momento, ora che il passaggio al digitale è stato accelerato dalla pandemia e ha cambiato le nostre vite.  

Con la firma digitale vince la semplificazione

E ce n’è uno di referendum, quello sull’eutanasia legale, del quale Marco Gentili, malato di Sla, indica le tappe a Colao. L’Associazione Coscioni inizierà la raccolta di firme con il metodo tradizionale dei banchetti per strada, dei registri, dei vidimatori e certificatori autorizzati all’inizio di luglio. Ma si potrebbe finalmente battere l’inerzia. L’obiettivo è innanzitutto di introdurre le firme digitali. All’appello sono già arrivate oltre 500 adesioni. L’altra mission è di scuotere l’opinione pubblica sulla questione dell’eutanasia e del fine vita. 

Scrive Gentili a Colao: “In quanto promotore della proposta di referendum abrogativo con il comitato promotore del referendum sull’eutanasia legale – e da persona affetta di sclerosi laterale amiotrofica e impossibilitata a muovermi in autonomia e a parlare con la propria voce –  mi rivolgo a lei per chiedere che i diritti di partecipazione democratica siano urgentemente garantiti, anche attraverso le modalità digitali”.  

Nella lettera si ricorda inoltre che le procedure di raccolta di firme per i referendum e per le leggi di iniziativa popolare sono regolate da una legge vecchia di cinquant’anni e che il comitato per i diritti umani dell’Onu le ha giudicate contrarie al diritto dei cittadini a partecipare alla vita pubblica, per le “irragionevoli restrizioni” che ostacolano in generale i comitati promotori. Figuriamoci in tempi di pandemia.  “Con lo scoppio della pandemia, raccogliere sottoscrizioni autenticate su moduli cartacei, da vidimare preventivamente e certificare successivamente, è diventato oltremodo difficoltoso, se non a volte impossibile, tra il limitato accesso agli uffici comunali e agli spazi pubblici, regole di sicurezza e distanziamento. Per chi si trova in condizioni di malattia e grave disabilità poi, l’esclusione degli strumenti digitali per la raccolta delle firme, diventa un impedimento assoluto alla partecipazione democratica”. 

Detto questo, la mobilitazione per il referendum sull’eutanasia legale va avanti. Marco Cappato, storico leader radicale, è stato processato e assolto per il suicidio assistito del dj Fabo. Sono passati quattro anni. Ma in quanti hanno lottato pubblicamente per una fine vita dignitoso da Welby al padre di Eluana Englaro. L’associazione della galassia radicale, il cui slogan è “dal corpo dei malati al cuore della politica”, nel ricordo di Luca Coscioni, porta avanti le battaglie sulla libertà di ricerca scientifica, la fecondazione assistita, il fine vita, la contraccezione.  

E il comitato promotore del referendum sull’eutanasia legale ha deciso di raccogliere le firme nei tre mesi precedenti il 30 settembre del 2021, appunto da luglio, così che ci sia poi il tempo per la consultazione prima della fine della legislatura. Sempre nella lettera si legge: “La scelta della data è motivata dalla nostra volontà di ridurre al minimo i rischi connessi alla pandemia, senza però rinunciare all’esercizio di un diritto costituzionale”. 

Proprio per le sue competenze, è il ministro Colao a potere intervenire e “urgentemente, considerata la violazione in corso dei diritti costituzionali dei cittadini”. Con Spid e carta d’identità elettronica si può agevolmente procedere alle firme digitali per i referendum. “La riattivazione dei diritti di partecipazione democratica non sia rinviata a data da destinarsi…penso non si possa accettare che la democrazia nell’era del lavoro agile e della didattica a distanza resti l’unica attività il cui esercizio a distanza resti precluso nonostante la tecnologia lo renda possibile”. Insomma la transizione digitale “non può continuare a escludere la democrazia, ma invece sia occasione per rafforzarla”.   



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