“Non si può morire inchiodati a un errore. Si sbaglia, si cade, ci si rialza. Si fanno percorsi”… A tarda sera, mentre infuria la bufera per il paragone – non proprio felicissimo – tra la propria vicenda personale (condanna definitiva per spaccio di eroina) e l’adesione di Eugenio Scalfari al partito fascista, Francesco Rocca insiste e prova a spiegare.
“Non volevo mettermi al pari di Scalfari. Volevo solo dire che mentre per lui si è stati disponibili a passare sopra agli errori che ha commesso e a considerare l’intero percorso di vita, per me si è scelta un’altra misura: io devo morire inchiodato a un mio errore, allo stigma, all’immagine del Rocca fascista”.
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Sono cose che succedono quando si decide di candidarsi ad un ruolo pubblico. Fa parte del gioco.
“Ma fa parte del gioco anche parlare di programmi, di contenuti”.
Parliamone. Tra i suoi più accesi sostenitori c’è Storace. Quello che provocò il default della Sanità laziale. Da quando lei si è candidato non è emerso alcun elemento di discontinuità rispetto a quella classe dirigente e agli uomini di quella stagione non proprio gloriosa.
“Non so a quali persone lei faccia riferimento. Di sicuro comunque nessuno degli assessori e dei direttori sanitari verrà da quell’esperienza. Detto questo, io con Storace aprii il Sant’Andrea: allora gli ospedali si aprivano. Mi faccia però aggiungere una cosa. Dal ’95 ad oggi il centrodestra ha governato per sette anni e mezzo. E il centro sinistra è ancora qui che parla del default del 2005. E lo fa proprio nel momento in cui, in piene vacanze di Natale ha alzato l’Irpef ai massimi livelli. Il che sarebbe già gravissimo di suo ma lo è ancora di più s esi considera che dei 700milioni di gettito 300 vengono destinati non alla Sanità, ma a Cotral”.
La sua candidatura è nata in maniera molto tormentata. Di fatto ha vinto una specie di duello con Rampelli. Non ha paura di trovarsi, in caso di vittoria, con una maggioranza meno stabile del previsto?
“Io non ho vissuto nessun dualismo con Rampelli. Giochiamo due campionati diversi, lui è un politico, io no. Nel 2004 Fabio è stato il laico che mi ha sposato. Non mi risulta nemmeno sia rimasto deluso. Continua a mandarmi messaggi di incoraggiamento”.
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Alla sua prima uscita ufficiale c’era Mauro Antonini già di CasaPound, ora Lega. Tra neri, nerissimi e No Vax non rischia di presentarsi alle elezioni sostenuto da candidati non proprio in linea con il suo profilo?
“Della presenza di Antonini hanno detto anche a me. Io sto pensando a come si governerà la Regione, e pongo la massima attenzione alla mia lista. Spero che gli altri facciano altrettanto. La mia incompatibilità con i No Vax è un dato di fatto. La mia storia parla per me”.
D’Amato ha promesso di bloccare l’aumento del costo del biglietto dei traporti pubblici a 2 euro. E di prevedere grandi aree di gratuità del servizio. Lei?
“La promessa di D’Amato lascia il tempo che trova, quando 300 milioni di euro di Irpef finiscono a Cotral di fatto si sta facendo in modo che a pagare gli aumenti del trasporto pubblico siano le famiglie. Io non posso promettere niente se non che anziani e fragili verranno tutelati. Per il resto devo prima vedere bene che situazione finanziaria troverò”.
Si aspetta sorprese?
“Sì. La situazione mi pare difficile, basta guardare i dati: sei o sette aziende ospedaliere generano disavanzo totale di 600-700 milioni rispetto al budget assegnato. O sono sbagliati i budget o sono male amministrate le aziende”.
Parliamo del termovalorizzatore. Lei è contrario?
“No. Anzi mi aiuti, lo scriva grosso così Calenda smette di insultarmi. Io non voglio più le discariche. E il termovalorizzatore serve a questo. Io ho posto un altro tema. È opportuno farlo proprio a Santa Palomba, dove la Soprintendeza ha detto che non si può? È stato valutato l’impatto che avrà sul traffico dell’Ardeatina? Se è stato chiesto un allargamento della strada, un motivo ci sarà. Ora che la Soprintendenza ha negato il permesso che si fa? si va avanti uguale?”
Ma lei aveva detto di voler puntare sulla differenziata.
“Certo. Dobbiamo fare il termovalorizzatore ma spiegare alla gente che non si risolve niente se non si aumenta in maniera decisiva la raccolta differenziata”.
Se non a Santa Palomba dove lo costruirebbe?
“Questo, nel caso io venga eletto, me lo deve dire il commissario. Mettiamoci a tavolino. Se Gualtieri vorrà consultarmi, io sarò disponibile. Ma il Pd deve uscire dalla ambiguità: ha votato un piano rifiuti senza termovalorizzatore e poi ha dato poteri commissariali al sindaco per costruirlo… “.
Povero Gualtieri, rischia di passare da una situazione perfetta, con il pd sia in Regione che al Governo, a una difficilissia, circondato dalla destra…
“Può stare sereno, avrà la massima collaborazione e la massima lealtà. Voglio troppo bene alla mia città. Sarei un pazzo a fare giochini politici o ideologici”.
Altri buoni propositi?
“Azzererò le liste d’attesa per le prestazioni ospedaliere. Prendo un impegno formale con gli elettori. Poi voglio riorganizzare la rete ospedaliera, mettendo fine allo scandalo dei tempi di attesa del pronto soccorso. Nel 2023 siamo ancora con i fax per vedere se ci sono i posti letto. Mi riapproprierò di tutto quello che paga la Regione”.
In che senso?
“Quando D’Amato dice di voler difendere la sanità privata dice una cosa priva di fondamento. Dal 2016 al 2021, ha aumentato di mezzo miliardo l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati. Io invece prometto di recuperare qualità che è un altro modo di difendere il pubblico. Voglio valorizzare le eccellenze decadute. Penso al Cto o all’Ifo”.
Lei dice che non si può morire inchiodati a un errore. Però forse qualche spiegazione in più sul suo passato va data. Suo fratello, sfidandola, la invita a dire con chi fosse in affari al tempo dello spaccio di eroina, e dove lei lo avesse accompagnato il giorno in cui sua mamma morì. Ce lo può spiegare? Con chi era in affari? Dove andaste?
“Non voglio commentare in alcun modo quello che dice o scrive mio fratello”.
In una intervista alla Stampa lei raccontò dell’uso di sostanze ma la condanna era per spaccio. Come si è ritrovato nella situazione di vendere eroina per conto di un gruppo di nigeriani?
“Non voglio sminuire la gravità di ciò che ho fatto 38 anni fa. Ero giovane, Ostia era un ambiente particolare. Era facile finire in una situazione del genere. Scendevi in strada e c’erano offerte di ogni tipo, soldi facili. Per me l’arresto è stato un trauma. Ma anche un momento che ha diviso il prima dal dopo. Un’opportunità che ho saputo cogliere. Per questo adesso difendo il mio diritto a non essere perseguitato per quell’errore”.
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