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Franco Bernabè alla presidenza dell’ex Ilva da metà maggio: “Un patrimonio enorme che va sanato”

Franco Bernabè alla presidenza dell’Ilva da metà maggio. Ad anticipare la notizia sui tempi di insediamento alla guida di Acciaierie d’Italia è lo stesso supermanager – in passato ai vertici fra l’altro di Eni e Telecom in Italia – che ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo aveva definito l’Ilva “un patrimonio enorme del Paese, che non è stato gestito dal punto di vista ambientale. E’ un asset importantissimo che va assolutamente sanato, nell’interesse del Paese, salvaguardando salute e ambiente di tutta la zona. Un impegno importante, ma necessario”.

Insieme con Bernabè dovrebbero entrare nel nuovo consiglio di amministrazione i consiglieri Stefano Cao, amministratore delegato uscente di Saipem, e Carlo Mapelli, docente del Politecnico di Milano, in quota governo. Acciaierie d’Italia è la nuova società costituita da Invitalia, per conto dello Stato, e ArcelorMittal Italia. L’assemblea di Acciaierie d’Italia per l’approvazione del bilancio 2020 arriverà dopo la decisione del Consiglio di Stato, prevista per il 13 maggio, sullo stop dell’area a caldo chiesto dal Comune di Taranto e comunque entro il 30 giugno.

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Una decisione che ha un impatto importante sulla società: “Per rispetto verso questa deliberazione l’organo amministrativo sceglierà di esaminare il progetto di bilancio solo successivamente”, avevano riferito fonti vicine al dossier ricordando come “la usuale scadenza del 30 aprile per l’approvazione dei bilanci, a causa dell’emergenza Covid, è stata prorogata per legge al 30 giugno per tutte le aziende e quindi il 30 aprile non rappresenta più un obbligo regolatorio”.

Il nuovo cda sarà composto da sei componenti: tre di nomina del socio pubblico, tra cui appunto il presidente, e tre di nomina del socio privato, che confermerà l’attuale ad Lucia Morselli. L’assemblea straordinaria si è comunque già riunita nei giorni scorsi e ha formalizzato  l’ingresso di Invitalia in ArcelorMittal e il versamento della prima tranche da 400 milioni che darà allo Stato il diritto del 50 per cento dei voti nella nuova società Acciaierie d’Italia.



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