Fringe benefit, governo al lavoro sul rinnovo. Idea di mille euro per tutti

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In vista della scrittura della Manovra il governo dovrà tenere conto anche della revisione delle misure di sostegno al reddito dei lavoratori, a cominciare dai fringe benefit che con l’ultimo Decreto Lavoro sono stati portati a 3mila euro ma soltanto in presenza di figli a carico. Una ipotesi che, riporta il Sole24Ore, si starebbe vagliando tra esecutivo e maggioranza, è di tornare a una estensione che valga per tutti, ponendosi a quota mille euro dai 258 ordinari, che nel 2022 erano diventati 600 con l’Aiuti-bis e quindi 3mila con l’Aiuti-quater, ma solo fino alla fine dell’anno scorso. Anche se, si nota in ambienti vicini al Lavoro, è ancora presto per la definizione concreta delle misure da inserire in Manovra. 

Il governo sa bene che la coperta è corta e per replicare la tassazione agevolata sui premi di produttività (aliquota di favore al 5%) e i fringe benefit nella configurazione attuale servono tra gli 1 e i 2 miliardi. 

I Fringe benefit sono stati ritoccati più volte durante la crisi prima pandemica e poi dei prezzi. L’ultimo aggiustamento è arrivato con il Decreto Lavoro del primo maggio, cui ha fatto seguito a inizio mese la circolare esplicativa delle Entrate.

Il Decreto Lavoro ha portato per il 2023 il valore dei fringe benefit (che non concorrono alla formazione del reddito) fino a 3mila euro, ma limitatamente ai lavoratori con figli a carico, al posto degli ordinari 258,23 euro che valgono per tutti gli altri. E ha incluso tra i “bonus” che non concorrono a formare reddito di lavoro dipendente anche le somme erogate o rimborsate ai lavoratori per il pagamento delle utenze domestiche di energia elettrica, acqua e gas. 

Per essere considerati “figli a carico” questi devono avere un reddito non superiore a 4mila euro, che scendono a 2.840,51 euro in caso di età superiore a ventiquattro anni. L’ultima circolare ha chiarito che la condizione di figlio fiscalmente a carico deve essere verificata al 31 dicembre 2023. I 3mila euro si conteggiano interamente per ogni genitore, anche in presenza di un unico figlio purché questo sia fiscalmente a carico di entrambi. E anche se i genitori spostano l’intera detrazione per i figli a carico a quello con il reddito più alto. 

Il lavoratore con figli a carico deve fare dichiarazione al datore di lavoro di avere diritto alla maggiorazione, riportando i codici fiscali dei figli.

Per i lavoratori che non hanno figli a carico, il regime di esenzione è tornato per il 2023 ad esser quello ordinario: soglia fino a 258,23 euro per il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati, non estensibile ai rimborsi e alle somme erogate per il pagamento delle bollette di luce, acqua e gas. 

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