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Gas, Enel ed Eni si riscoprono alleate: “Serve un tetto europeo ai prezzi”

ROMA – Divise negli obiettivi e in qualche caso anche concorrenti, Enel ed Eni si ritrovano per un giorno unite su un obiettivo comune: un tetto al prezzo del gas in Europa. Un modo per mettere un freno alla speculazione finanziaria e abbassare le bollette di famiglie e imprese. Lo hanno dichiarato gli amministratori delegati dei due gruppi, che hanno nel Tesoro l’azionista di controllo, Francesco Starace (Enel) e Claudio Descalzi (Eni), partecipando ieri al convegno organizzato dalla Lega  “E’ l’Italia che vogliamo”.

Di fatto, hanno rafforzato la posizione italiana presso l’Unione Europea: il tetto ai prezzi è una proposta avanzata dal premier Mario Draghi assieme ai governi di Spagna e Portogallo, che gode anche dell’appoggio della Francia. Ad opporsi sono soprattutti i paesi settentrionali, a partire da Germania e Olanda, dove operano i grossisti che portano il gas del Mare del Nord nel resto d’Europa.

“L’aumento delle bollette è conseguenza dell’aumento del prezzo del gas, ed è destinato a rimanere finché non si farà quello che diciamo da tempo, e che il ministro Cingolani ha detto essere la volontà del governo italiano: porre un tetto alla volatilità senza motivo che il gas sta avendo in Europa“, ha esordito Starace. Per poi proseguire: “Senza questo tetto europeo al prezzo saremo costretti a rincorrere ulteriori aumenti, finché questa cosa non si farà. Ed è inevitabile che si faccia. Alcuni governi stanno cominciando a farlo, come Spagna e Portogallo. Prima o poi bisognerà farlo in Europa”.

Oltre al price cap, per Starace è necessario “a brevissimo termine anticipare l’interruzione delle forniture dalla Russia.
Abbiamo una dipendenza eccessiva da Mosca, perché 10 anni fa è successo qualcosa in Libia. Il gas che arrivava dalla Libia era dieci volte quello che arriva oggi, e lo abbiamo sostituito con quello russo”. Nel medio e lungo termine secondo l’ad di Enel occorre che “l’Italia diventi meno dipendente dal gas. E’ stupido bruciarlo per produrre energia e riscaldare, mentre ci sono settori industriali importanti che hanno bisogno del gas e non hanno alternative”.

Per Starace, la soluzione sta nell’accelerare il passaggio alle rinnovabili. Il che non significa solo avere procedure burocratiche più veloci se nell’amministrazione pubblica mancano persono in gradi di applicare i nuovi decreti: “Le semplificazioni delle procedure non bastano, occorre assumere 2 o 3mila persone qualificate in più per processare i progetti, come si è fatto in Spagna e in Germania“.

Sulla stessa linea, anche se da un punto di vista diverso, la posizione di Claudio Descalzi: “Dobbiamo mettere un tetto europeo al
prezzo del gas. Si può fare. Se mettiamo un ‘cap’, chi ha la pipeline deve mandare il gas a questo prezzo, che sarà comunque molto più alto di quello di produzione. Ma questa cosa deve essere fatta a livello europeo”.

Descalzi ha parlato pure dei modi e dei tempi per la sostituzione del gas russo, che negli ulltimi anni ha assicurato di media il 40 per cento delle forniture all’Europa e poco meno all’Italia. Descalzi ha avvisato che la sostituzione non potrà avvenire in tempi rapidi, ma ha sottolineato che le alternative per le forniture del gas non si portano dietro rischi “geopolitici” come sostengono alcuni osservatori:  “Molti dicono che lo prendiamo da paesi poco sicuri – ha osservato Descalzi – in realtà è più sicuro perchè in questi paesi ci lavoriamo da 70 anni e non abbiamo mai avuto un una interruzione nei flussi di gas o di petrolio ma soprattutto investiamo in questi paesi. Questo gas – ha spiegato – è in parte nostro, dobbiamo negoziare con i paesi per la destinazione ma noi siamo il più grosso produttore e la società con maggior riserve di gas in Africa. Abbiamo due collegamenti con pipeline con Algeria e Libia e poi grosse riserve di gas in Egitto, Angola, Nigeria, Congo e soprattutto in Mozambico. Riserve – ha concluso l’ad di Eni – che potrebbero assicurare per decenni il fabbisogno italiano”.

Infine, Descalzi è tornato sull’obbligo del pagamento in rubli delle forniture dalla Russia, la cui prima scadenza arriverà settimana prossima.  “Se non ci sono delle sanzioni chiare dell’Europa – ha osservato – noi non possiamo interrompere il contratto perchè andremmo incontro a penali fortissime con Gazprom, ma anche con i nostri clienti italiani a cui va il gas russo. La situazione è abbastanza delicata. Dobbiamo attendere e capire in modo formale e ufficiale quali sono le indicazioni europee”.



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