Gas: oltre 40 navi aspettano il freddo per scaricare nei porti europei

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ROMA – Ci sono almeno 50 navi cariche di gas che si trovano in attesa di poter consegnare il loro carico in Europa. Una parte sta attendendo in rada, per lo più di fronte ai sei porti spagnoli che ospitano gli impianti per la lavorazione del Gnl, il gas naturale liquefatto. Altre si trovano al largo della Gran Bretagna. Tutte in attesa di poter scaricare il contenuto delle stive, ma impossibilitate a farlo.

Potrebbe sembrare un paradosso. L’Europa che sta cercando di sostituire il prima possibile le forniture di gas russo non riesce a mettere le mani sui carichi a poche miglia dalle coste. In parte è colpa dai colli di bottiglia causati dalla scarsità di impianti. Sono solo ventuno i rigassificatori in Europa, considerano i due impianti turchi. Servono a trasformare il gas naturale liquefatto (Gnl) che viaggia via nave, riportandolo allo stato originario: in pratica, prima viene raffreddato e “compresso” riducendone il volume per essere stivato nella metaniere e poi riscaldato per consentire il processo inverso.

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Ma l’Europa, in questo momento, non dispone degli impianti sufficienti per lavorare tutto il gas che possa sostituire già per questo inverno i 155 miliardi di metri cubi garantiti nel 2021 dalla Russia. Le navi sono arrivate nelle settimane scorse attirati dai prezzi più alti rispetto ai mercati asiatici, ma hanno dovuto aspettare il loro turno per avere accesse, in particolare, ai rigassificatori spagnoli: il paese iberico ha la maggior capacità di lavorazione del Gnl (un terzo del totale) e quasi la metà (45%) della capacità di stoccaggio (i depositi dove conservare la materia prima). Secondo Euroactive, settimana scorsa c’erano almeno 35 navi in attesa per attraccare ai rigassificatori spagnoli e almeno una mezza dozzina tra Francia, Belgio e Gran Bretagna.

I prezzi del gas hanno perso il 50% in un mese

Ma c’è un’altra ragione per cui le metaniere stanno viaggiando del Mediterraneo e nell’Atlantico in cerca di un approdo. Alcuni operatori si sono fatti cogliere impreparati dal calo dei prezzi: dal primo ottobre le quotazioni del Ttf, l’indice di riferimento in Europa sono scese del 50%, fino a 100 euro al megawattora, ai livelli del marzo scorso. Una discesa causata da almeno tre fattori. In primis, la fine della fase di riempimento degli stoccaggi in tutta Europa (che aveva portato il prezzo fino al massimo storico di 349 euro a fine agosto), poi il calo della domanda dovuto al rallentamento dell’economia (anticamera della possibile recessione) e alla minore richiesta da parte dell’industria. Ma soprattutto, nelle ultime settimane, le quotazioni sono condizionate dalle temperature sopra le medie che stanno determinando un autunno quanto mai mite.

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Ecco perché, secondo gli esperti, ci sono decine di navi che stanno navigando attorno alle coste europee in attesa del freddo, quando finalmente ripartirà la domanda e i prezzi dovranno per forza di cose salire. In questo modo gli operatori potranno evitare le perdite per aver comprato gas quando i prezzi erano più alti, a cui si devono aggiungere le spese di trasporto.

Gli operatori aspettano che arrivi il freddo

A confermare queste ipotesi, arriva a supporto quanto scrive il sito specializzato Shipmag.it, secondo cui i noli delle navi metaniere per il prossimo inverno sono arrivati a livello record, fino a 450mila dollari al giorno, almeno sei volte quanto costavano all’inizio dell’anno. Ma secondo alcune previsioni potrebbero arrivare a un milione di dollari al giorno, nei mesi di gennaio e febbraio quando solitamente si registrano le temperature più basse.

In buona sostanza, le navi non si mettono in coda per scaricare perché i titolari del carico di Gnl preferiscono aspettare che faccia più freddo. Inoltre, non ci sono abbastanza navi adibite al trasporto di Gnl in giro per il mondo. Secondo la società specializzata VasselValue, al momento sono circa 650, cui dovrebbero aggiungersene altre 285 nei prossimi tre ann,i già ordinate. Ma di quelle ora sul mercato, una metà vengono utilizzate per lo stoccaggio di gas: in sostanza, fuzionano da deposito per chi sta aspettando prezzi più alti.

Il gasdotto Barcellona-Marsiglia

In ogni caso, l’Europa deve risolvere il problema della scarsità di rigassificatori. L’Italia, attraverso il gruppo Snam a controllo statale, ha comprato due navi da trasporto che possono essere trasformate in rigassificatori. La Germania ne ha affittato altre tre con lo stesso scopo. Ma i governi di Germania, Spagna e Portogallo stanno lavorando per il progetto di un gasdotto che partendo da Barcellona arrivi a Marsiglia, sul fondo del Mediterraneo. E da qui raggiunga la Germania e l’Europa centrale. In questo modo il gas dei rigassificatori iberici potrebbe rifornire il resto dell’Unione europea. Si chiamerà BarMar: andrà a sostituire il progetto precedente (chiamato Midìcat) di un gasdotto che avrebbe dovuto scavallare i Pirenei.

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