Gentiloni cita Draghi: “Le regole Ue sui bilanci tengano conto del debito buono”

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MILANO – La distinzione tra debito buono e cattivo, che alimenta la competitività del Paese e quello che finisce in rivoli di sussidi a pioggia e improduttivi, è stata una dichiarazione programmatica di Mario Draghi fin da prima della sua chiamata a Palazzo Chigi. Paolo Gentiloni, il commissario Ue all’Economia, la fa propria indicando la via per il ritorno alle regole “normali” del Patto di stabilità Ue sui bilanci nazionali, quando la pandemia sarà finita.

La “sostenibilità” degli elevati livelli di debito pubblico che molti Stati Ue registrano, per via della pandemia di Covid-19 e dei sostegni all’economia, dipende dall’uso che si fa delle risorse raccolte. C’è un debito “buono” e un debito “cattivo”, ha sottolineato Gentiloni nella conferenza annuale dello European Fiscal Board, organo consultivo della Commissione. “Alcuni economisti – ha spiegato Gentiloni – mettono in dubbio la sostenibilità degli elevati livelli di debito” che diversi Paesi Ue registrano come conseguenza della crisi provocata dalla pandemia di Covid-19. “Secondo me, la risposta sta tutta nell’uso che facciamo di questo debito”. “Se è per finanziare la ricerca, l’educazione, le infrastrutture e gli ospedali, possiamo considerarlo come ‘debito buono’, per citare Mario Draghi. Se è per finanziare spese e misure che non hanno impatto sulla capacità produttiva, allora è ‘debito cattivo’ e la sua sostenibilità verrà messa in dubbio”, conclude il commissario.

Il problema è tutt’altro che filosofico, perché Gentiloni ha confermato che la prossima settimana presenterà i criteri in base ai quali Bruxelles valuterà se, come e quando ritornare al Patto di stabilita congelato a causa della pandemia. E da quanto tornare a quelle regole. E ha esplicitato la sua posizione nettamente a favore di una specie di ‘golden rule’ per favorire gli investimenti favorevoli alla crescita economica. La distinzione tra debito buono e cattivo potrebbe dunque diventare una regola per l’Ue: “E’ necessario trattare in modo speciale la spesa pubblica che rafforza la crescita, le regole fiscali europee vanno adattate per migliorare la composizione delle finanze pubbliche e assicurare che il nuovo debito sia buon debito”, ha detto. “Non dobbiamo dimenticare che le finanze pubbliche dovrebbero servire le nostre priorità di politica pubblica. E le priorità europee si riducono alle tre dimensioni della sostenibilità: clima, ambiente e sociale”.

Per tutto il 2021 il patto di stabilità resta sospeso, non si sa che cosa accadrà nel 2022: dipende dalla pandemia ma anche dal livello di consenso tra i governi su come tornare alle regole di bilancio e in quale misura possano essere modificate (o interpretate) alla luce della crisi attuale. L’ex premier italiano ha precisato: “C’è spazio per fare questa operazione attraverso cambiamenti interpretativi delle regole, ma se vogliamo essere ambiziosi non dovremmo escludere cambiamenti normativi. Se non ora, quando?”.

Se gli investimenti non dovranno esser tagliati “troppo in fretta, come in passato”, resta fermo il richiamo alla disciplina sui conti: “Gli Stati membri dovrebbero cercare di trarre vantaggio dall’attuale contesto di tassi di interesse bassi per ‘crescere fuori dal debito’ attraverso investimenti e riforme. Una volta che la situazione sanitaria sarà pienamente sotto controllo, e quella economica sarà migliorata in maniera solida, gli Stati dovrebbero raggiungere una riduzione graduale e realistica del debito pubblico”.

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