Giappone, l’inflazione corre al top dagli anni Ottanta. E Uniqlo alza gli stipendi: fino al +40%

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TAIPEI – L’inflazione galoppa nel Paese del Sol Levante e allora Uniqlo, il gigante giapponese dell’abbigliamento, decide di alzare la retribuzione annuale dei propri dipendenti. Fino al 40% in più.

Fast Retailing, il più grande rivenditore di abbigliamento dell’Asia e proprietario del marchio di moda Uniqlo, afferma che la nuova politica salariale si applicherà ai dipendenti con contratto a tempo pieno della sede centrale e degli altri negozi sparsi per il Giappone a partire dall’inizio di marzo. Una misura che interesserà circa 8.400 dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Tra gli altri 48mila dipendenti di Fast Retailing in Giappone, che spesso hanno contratti più precari, 41mila persone hanno già visto il loro salario orario aumentare in media del 20% dallo scorso settembre, afferma un portavoce dell’azienda.

Era stato il primo ministro nipponico, Fumio Kishida, la scorsa settimana, ad esortare le aziende ad aumentare i salari per aiutare i lavoratori. Nonostante l’inflazione stia aumentando al ritmo più veloce degli ultimi decenni, le buste paga a fine mese per i giapponesi rimangono spesso infatti invariate. 

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Una decisione che “servirà a compensare meglio ogni dipendente in base alle sue ambizioni e competenze, e ad aumentare il potenziale di crescita e la competitività dell’azienda”, si legge nel comunicato ufficiale del colosso dell’abbigliamento. 

In base alla nuova politica, lo stipendio mensile dei neo-laureati assunti passerà da 255mila a 300mila yen (2mila euro). I manager al primo o al secondo anno di attività vedranno il loro stipendio aumentare, invece, da 290 a 390mila yen. “Per gli altri dipendenti, l’azienda prevede di aumentare gli stipendi annuali fino al 40%”, ha dichiarato Fast Retailing. “In futuro, la nuova retribuzione di ciascun dipendente sarà decisa in base a criteri di valutazione uniformi a livello globale”.

Gli ultimi dati, pubblicati a novembre, hanno segnato per la prima volta una contrazione dell’economia giapponese con un calo del prodotto interno lordo dell’1,2% nell’ultimo trimestre. Sullo sfondo dell’impennata dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari importati, proprio a novembre l’inflazione dei prezzi al consumo in Giappone ha raggiunto il 3,7%, il livello più alto registrato nel Paese dal 1981.

La mossa dell’amministratore delegato di Fast Retailing, Tadashi Yanai, critico nei mesi scorsi con le politiche economiche del governo dopo che lo yen si era fortemente indebolito rispetto ad euro e dollaro, verrà seguita anche da altre aziende. Molte hanno iniziato ad aumentare i salari dei dipendenti negli ultimi mesi dell’anno appena concluso, ma in media si è trattato di aumenti sotto il 10%. Nippon Life Insurance prevede di aumentare gli stipendi dei suoi rappresentanti di circa il 7%, mentre Suntory (bevande alcoliche e prodotti alimentari) aumenterà i salari di circa il 6%. Anche i produttori di birra come la Asahi, la Kirin e la Sapporo stanno valutando aumenti di stipendio per i propri dipendenti. 

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