Gilet arancioni, il ministero della Difesa toglie i gradi al generale Antonio Pappalardo

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Il ministero della Difesa ha deciso di togliere per motivi disciplinari i gradi di generale di brigata ad Antonio Pappalardo. “È un attentato ai miei diritti politici, ma non ci facciamo intimidire”, il suo commento dopo avere appreso del provvedimento nei suoi confronti. Pappalardo, in pensione dal 2006, è poi diventato il leader del movimento dei gilet arancioni – nato da una costola dei cosiddetti Forconi – ed è sceso più volte in piazza per manifestare contro il governo “non eletto”, con tanto di ventilate denunce e annunci di arresti di parlamentari e ministri.

Ma il generale ha un passato politico che viene da lontano, dalla Prima Repubblica. È stato negli Anni 80 più di quindici anni nel Cocer, per dieci anni ne è stato presidente, ha fatto una legislatura da parlamentare, due settimane da sottosegretario alle Finanze. Il  salto nella politica. arriva nell’aprile del 1992, con l’elezione alla Camera come indipendente nelle liste del Psdi.

Pappalardo, da generale dei carabinieri ai Gilet arancioni

Diventa vice presidente della commissione Difesa e fa parte della commissione Finanze. Il 5 maggio del 1993 viene nominato sottosegretario alle Finanze nel governo Ciampi. Ma il 21 maggio il Consiglio dei ministri gli revoca il mandato per una condanna a otto mesi di reclusione che il tribunale militare di Roma gli aveva inflitto per diffamazione nei confronti dell’ex comandante generale dei Carabinieri Antonio Viesti. La sentenza viene poi ribaltata dalla Cassazione, che il 2 dicembre 1997 lo assolve con la formula che “il fatto non costituisce reato”.

Ma la sua carriera politica ha oramai subito un duro colpo. Il colonnello Pappalardo cambia diverse volte partito: nel 1993 lascia il gruppo Psdi di Montecitorio per passare al gruppo misto, poi c’è un breve avvicinamento al Patto di Mario Segni, poi nel 1994 aderisce ad Alleanza nazionale e due mesi dopo si candida nelle sue liste per le elezioni europee. Non viene eletto.

La “carriera” politica dell’ormai ex ufficiale trova nuovo lustro nel 2017, sulla scia dei Forconi dell’agropontino che minacciavano la marcia su Roma sui loro trattori. “Il parlamento è illegittimo, e quindi anche il governo e il presidente della Repubblica”, il mantra ripetuto ad ogni manifestazione dove annunciava arresti in flagranza di parlamentari ed esponenti dell’esecutivo. A farne le spese fu anche l’ex deputato di Forza Italia, Osvaldo Napoli, aggredito a due passi da Montecitorio nel tentativo di consegnargli la “notifica di arresto”.

I video e le dichiarazioni sui social network in cui si presenta come generale dei carabinieri – a volte postando anche immagini in divisa – hanno portato la commissione di disciplina a revocargli il grado, nonostante l’ufficiale sia in congedo assoluto da anni. Atteggiamenti giudicati “in netto contrasto con i valori attinenti al giuramento prestato, al grado rivestito e agli obblighi di lealtà e correttezza connessi allo status di militare”.

“Già due anni fa ero stato sospeso – il commento di Pappalardo – ma poi il gip archiviò il caso ‘perché il fatto non sussiste’. E così il Tar revocò la sospensione. Quindi questa decisione non tiene conto di ben due sentenze. I miei avvocati stanno valutando se denunciare la commissione per attentato ai diritti del cittadino”. Da allora sono passate manifestazioni e aumentati gli obiettivi, tanto da appoggiare la protesta contro i vaccini e il Green pass.

“In che modo avrei offeso le forze armate? – si chiede -. Io stavo solo svolgendo la mia attività politica, in quanto leader di un movimento. Questa è un’eresia, come quella che riguarda la vicequestore di Roma che stanno censurando”. Ora il movimento è pronto a tornare in piazza, anche se non con il popolo No Vax dove – dice – “ci sono frange estremistiche, con qualcuno che ha mostrato pure una svastica”. Il 20 ottobre, annuncia il generale destituito, i Gilet arancioni – che oggi hanno cambiato nome in “Coalizione etica” – si ritroveranno in piazza del Popolo. Ovviamente le “notifiche di arresto”, chiosa Pappalardo, sono già pronte.

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