Giochi di Parigi 2024, il caso della Russia e il rischio boicottaggio

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Si sta complicando sempre più la questione olimpica: c’è il rischio concreto che si torni ai tempi del boicottaggio dopo la minaccia dell’Ucraina, alla quale si potrebbero accodare altri Paesi. Manca poco ormai alle Olimpiadi di Parigi 2024 e il Cio presto dovrà prendere una posizione chiara, visto le qualificazioni sono iniziate o stanno per iniziare in questi mesi. Un caos, anche perché i segnali di pace fra Russia e Ucraina, purtroppo, sono ben lontani. E Thomas Bach, n.1 del Cio, con le sue parole non contribuisce a fare chiarezza, tantomeno a raffreddare gli animi. L’ex campione tedesco di scherma ha appena dichiarato che “escludere russi e bielorussi a causa del passaporto o del luogo di nascita è una violazione dei diritti umani”. Parole un po’ avventate, vista la situazione che si complica ogni giorno.

Russi e bielorussi accetterebbero di partecipare ai Giochi come “Ioa”, vale a dire “Indipendent olimpic athtlets”? Dovrebbero gareggiare alla pari dei rifugiati, maglia bianca coi cerchi olimpici, niente inno, niente bandiere. Che direbbero Putin e Lukashenko? Una soluzione difficile da praticare. Il mondo dello sport è spaccato, le Federazioni internazionali che fanno capo alla Asoif, presidente Francesco Ricci Bitti, pure. Sir Seb Coe, alla guida dell’atletica mondiale, non vuole i russi a Parigi. Così come Australia, Danimarca, Polonia e Norvegia che potrebbero unirsi al boicottaggio. Il Comitato olimpico Usa è invece a favore, pure Macron lo è. Giovanni Malagò segue le indicazioni del Cio di cui è membro almeno sino al 2029. Come detto, le qualificazioni olimpiche stanno per iniziare, alcune sono già iniziate. Per diverse discipline conta il ranking. Così per il tennis: Rublev, russo, è terzo al mondo. La Sabalenka, bielorussa, è seconda. Di sicuro, loro avrebbero titolo a partecipare ai Giochi parigini ma non possono farlo perché devono essere iscritti dai loro comitati olimpici che al momento sono sospesi.

Inoltre molti Paesi non danno il visto ai russi ed è del tutto inutile l’escamotage di poter gareggiare in Asia per qualificarsi perché tanto toccherebbe sempre al Roc, Russian olympic committee, accreditare i suoi atleti ai Giochi. Insomma un caos che potrebbe portare di nuovo al boicottaggio olimpico (il più famoso fu nel 1980 a Mosca, le Olimpiadi di Mennea e Simeoni). L’Ucraina decide venerdì quale posizione tenere. Zelensky ha appena scritto al presidente francese Macron: “Gli sforzi del Comitato olimpico internazionale per riportare gli atleti russi alle competizioni e ai Giochi olimpici sono un tentativo di dire al mondo intero che il terrore può essere qualcosa di accettabile. Come se potessimo chiudere gli occhi su ciò che la Russia sta facendo con Kherson, con Kharkiv, con Bakhmut e Avdiivka. Mentre ci prepariamo per le Olimpiadi di Parigi, dobbiamo essere sicuri che la Russia non sarà in grado di usarle per promuovere l’aggressione o il suo sciovinismo di Stato”. Parole durissime. Chissà se le ripeterà anche a Sanremo. Non basta. Kiev ha definito oggi il Cio addirittura un “promotore della guerra”: lo ha reso noto la presidenza ucraina. “Il Cio è un promotore della guerra, dell’omicidio e della distruzione. Il Cio guarda con piacere la Russia che distrugge l’Ucraina e poi offre alla Russia una piattaforma per promuovere il genocidio e incoraggia le sue ulteriori uccisioni. Ovviamente i soldi russi che comprano l’ipocrisia olimpica non hanno l’odore del sangue ucraino”: ha scritto su twitter il consigliere presidenziale ucraino, Mikhaylo Podolyak. Certo, Bach ora è in un vicolo cieco.

De Siervo: “Supercoppa all’estero. E piena fiducia sui diritti tv”

“La Supercoppa si deve necessariamente disputare all’estero. In Italia vengono giocate ogni stagione 421 partite, una di queste può anche svolgersi oltre i nostri confini, come fanno i grandi campioni dell’Nba e della Nfl. Serve a coltivare i diritti esteri, a far avvicinare nuovi spettatori ed è l’unico modo vero per cercare di allargare la base dei nostri tifosi”. Lo ha detto Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, a ‘La politica nel pallonè su Gr Parlamento, la trasmissione di Emilio Mancuso. Sulle prossime edizioni della competizione, De Siervo ha spiegato che “è presto per dire che sarà in Arabia Saudita, sono arrivate diverse offerte interessanti, ma l’area del Medio Oriente è certamente quella che risponde al meglio in questo momento, dobbiamo continuare a crescere e queste partite ci aiutano. In più abbiamo anche l’opzione di fare una finale tradizionale o trasformarla in un format a quattro, con le prime due del campionato e della Coppa Italia”. “Il nuovo bando sui diritti tv? Non ci poniamo limiti verso l’alto, ma non possiamo pensare di fare peggio della situazione attuale. Dobbiamo fare meglio sia in Italia e soprattutto all’estero, dove fino a 20 anni eravamo i leader indiscussi ma non abbiamo investito sulla internazionalizzazione”, ha spiegato anche De Siervo a proposito del prossimo bando dei diritti tv della Serie A. “In passato ho parlato del prossimo bando dei diritti televisivi come del più difficile perché se si analizzano i dati in tutti i mercati europei c’è una stagnazione per quanto riguarda i diritti nazionali. La Champions League sta crescendo di valore, e dovremo scontrarci con il nuovo format della competizione, che prevede più partite. Oggettivamente è più difficile per questo motivo”, ha proseguito De Siervo che ha tenuto a ribadire “che nel nostro Paese abbiamo a che fare con delle tare molto gravi, prima tra tutte la pirateria. L’altro aspetto importante è che tutti i soggetti che hanno dominato il mercato fino a qualche anno fa, come Mediaset e Sky, hanno progressivamente diminuito la loro presenza nel calcio. Il contesto competitivo è ridotto, ma questa volta siamo partiti con largo anticipo e potremo costruire più bandi in parallelo che ci potranno permettere di scegliere nel modo migliore”, ha concluso l’ad della Serie A. Per quanto riguarda i fondi sono arrivate in Lega, spiega De Siervo, 7 manifestazioni di interesse: se ne parlerà nell’assemblea del 24 febbraio ma si sa già che ci sono club che sono contrari.

Lega di C, ufficiale: candidato anche Matteo Marani

Matteo Marani, giornalista e storico, opinionista di Sky Sport, ha depositato oggi la sua candidatura alla presidenza della Lega Pro, in ticket con l’ex campione Gianfranco Zola nel ruolo di vicepresidente. L’assemblea elettiva della Lega Pro è prevista per la mattina di giovedì 9 febbraio, al Salone d’Onore del Coni a Roma. Le elezioni sono state indette dopo le dimissioni di Francesco Ghirelli a dicembre. Sabato si era candidato un altro giornalista, Marcel Vulpis, vicepresidente vicario della Lega C ai tempi di Ghirelli e ora presidente facente funzioni. Non ci sarà il terzo candidato, Mister X: ci sono state trattative, ma alla fine è tramontato tutto perché non è stata trovata la soluzione del candidato unico che portasse maggiore serenità all’ambiente. Ora per vincere ci sarà bisogno di 30 voti (votano 59 club). In caso di fumagta nera, commissariamento.

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