Giorgia Meloni: amici, sodali e parenti, ecco il gran consiglio pronto per Palazzo Chigi

Pubblicità
Pubblicità

Tutti gli uomini della Presidente. Amici di una vita, qualche parente, antichi sodali, nuovi folgorati che non erano di destra e saranno comunque i primi a cantare “l’Italia chiamò”. Il gran consiglio di Giorgia Meloni si prepara alla presa del potere. Se le proiezioni si trasformeranno in voti e vittoria sonanti, la leader pretenderà di circondarsi di questa piccola (ormai neanche troppo piccola) falange. E poi, certo, dovrà gestire spruzzate di veleno e rancori destinati agli intrusi, vissuti come schegge di un’altra storia.

Ci sono due uomini che segnano il cammino della leader. Umanamente, politicamente. Uno si chiama Giovanbattista Fazzolari. Senatore. Cinquant’anni tondi, da ragazzo nel Fronte della Gioventù e poi nella costituente di An. L’incontro che gli cambia la vita è quello con Giorgia, che lo chiama a capo della segreteria tecnica al ministero della Gioventù, poi diventa suo consigliere giuridico, estensore del programma, ghostwriter dei discorsi del capo. Per lui, Meloni sogna un posto a Palazzo Chigi in un ruolo che fa tremare i polsi, soprattutto per chi non ha mai messo piede in consiglio dei ministri: sottosegretario alla Presidenza, coefficiente di difficoltà stellare. Probabilmente con un ruolo tecnico e operativo, crocevia del potere e delle leggi. In due parole, primo cavaliere.

Ignazio La Russa e Guido Crosetto

L’altro mister X invece lo conoscono tutti e si chiama Ignazio La Russa. Antico missino (mai pentito, anzi), siciliano trapiantato a Milano, già ministro della Difesa, inventore di Fratelli d’Italia. Ha avuto la lucidità di cedere il passo alla giovane leader (sarebbe accaduto comunque). Qualche volta litigano. Ma resta il consigliere che Meloni porta ad ogni tavolo che conta, a cui affida le candidature, con cui ragiona di strategie. Quello che “capisce di politica”. Anche lui potrebbe finire a Palazzo Chigi, anche lui come sottosegretario. Con quale delega? In un ruolo “alla Gianni Letta”, oppure ad esempio gestendo la delega ai Servizi. Il terzo a poter aspirare al Palazzo è Guido Crosetto, che tra un tweet e un altro consiglia la leader. I due, insieme, funzionano, anche perché lui ebbe l’ardire di seguirla quando in Fratelli d’Italia c’erano solo ex di An. Un sodalizio stranissimo, condensato nella foto che immortalò il gigante con in braccio la leader. Crosetto potrebbe conquistare la Difesa, ammesso che non lo ostacoli l’attuale incarico di presidente di un’impresa creata come joit venture tra Fincantieri e Leonardo. L’alternativa è che occupi uno dei posti da sottosegretari alla Presidenza.

La sorella Arianna

La famiglia ha però un valore decisivo per Meloni. Ascolta moltissimo la sorella Arianna, fa i salti mortali per stare con la piccola figlia, “devo organizzarmi, se vado a Palazzo Chigi farò di tutto per vederla e tenerla vicina a me”. E ancora, sente dieci volte al giorno il cognato Francesco Lollobrigida (il marito di Arianna). Potrebbe confermarlo alla guida del gruppo parlamentare, che da ridotta è diventato un piccolo esercito. Poi potrebbe proiettarlo alla Presidenza della Regione Lazio.

Raffaele Fitto e Giovanni Donzelli

Pesa tantissimo anche Raffaele Fitto. In tempi non sospetti, con percentuali da “quattrovirgola”, scelse Fratelli d’Italia, lui che vantava un dna da giovane democristiano. Ora gestisce i rapporti (delicati) di Meloni con l’Europa, dove la destra fa paura. Di certo sarà ministro. Gli Esteri? Difficile. Più probabile il ministero del Sud, oppure agli Affari Ue, probabilmente con deleghe rafforzate. Un altro amico è Giovanni Donzelli. Deputato, ombra di Giorgia quando guidava i giovani, un giorno affrontò un bivio: restare con gli antichi mentori nel Pdl, oppure fondare FdI. Non esitò. Resterà al partito come sentinella del capo, a meno che Meloni non dovesse chiedergli di entrare al governo.

Fabio Rampelli

Un discorso a parte per Fabio Rampelli. Ha creato il brand Meloni, crescendola nella sua associazione Gabbiani, forgiandola nel circolo di Colle Oppio. È stato il regista della sua ascesa alla guida dei giovani di An. Poi qualcosa si è inceppato. Negli ultimi mesi il filo si è riannodato. Di certo, Rampelli ha sempre difeso e sostenuto “Giorgia”.

Giulio Tremonti e Marcello Pera

Le schegge di un’altra storia rispondono invece al nome di Giulio Tremonti e Marcello Pera. Il rapporto con il secondo è per di più enigmatico, costruito nonostante solchi caratteriali abissali. Quello con l’ex ministro dell’Economia, vissuto con un certo fastidio nell’enclave di Fratelli d’Italia, resta solido. Nasce sui banchi del consiglio dei ministri del governo Berlusconi, quattordici anni fa. Si nutre di battute e imitazioni spassose. Ma anche di consigli macroeconomici e politici. Tremonti è e resta ingombrante, soprattutto al governo. Ma Meloni, in qualche modo, magari con qualche spallata, proverà ad accontentarlo.

Pubblicità

Pubblicità

Go to Source

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *