Giornata contro l’omofobia, a Bari la bandiera rainbow sul Margherita: “Sui diritti Lgbtqi la stessa battaglia di vent’anni fa”

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Una bandiera rainbow viene calata dal teatro Margherita di Bari in occasione della Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia. Accadrà oggi, in vista anche della marcia Pride in programma il prossimo 2 luglio, dopo due anni di limitazioni a causa della pandemia. A promuovere l’iniziativa è proprio il coordinamento che la organizza per rivendicare con forza i diritti Lgbtqia+.

“Questa sarebbe potuta essere la prima giornata nazionale contro l’omolesbobitransfobia, ma il ddl Zan (che l’avrebbe istituita) non è mai stato approvato. Anzi, è stato proprio per via del riferimento alle scuole e alla possibilità che gli e le insegnanti condividessero una riflessione contro le discriminazioni ogni 17 maggio, che si è consumato un dibattito surreale sull’ideologia gender – commentano i portavoce del Bari Pride, Leoluca Armigero e Asia Iurlo – Noi oggi come Bari Pride, nel 2022, rivendichiamo esattamente quello che rivendicavamo nel 2003.

Sono passati quasi 20 anni dal primo pride in questa città, ma cosa è cambiato realmente? Non vogliamo essere quella parte d’Italia da cui andar via per essere noi stessi, non vogliamo essere solo il posto ideale in cui andare in vacanza o ambientare un evento glamour. Noi qui ci viviamo tutto l’anno e vogliamo che la Puglia getti nel mare il patriarcato che intrappola le nostre esistenze”.

Così oggi è stato fissato un appuntamento, alle 19,30 al molo San Nicola: saranno condivisi alcuni punti programmatici del percorso Pride e si potrà assistere alle performance canore dei cori lgbtqi pugliesi DoReMixed e Ricchitoni. Intanto prosegue la campagna di crowdfunding per sostenere la marcia di luglio: “Contro lo sfruttamento del territorio e dei lavoratori, la nostra scelta quest’anno è stata quella di rifiutare ogni grosso sponsor da parte delle multinazionali. Preferiamo raccogliere dal basso i soldi che ci servono per realizzare la parata e ogni progetto sociale. I nostri diritti non sono una strategia di marketing”.

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