Giorno Memoria, Liliana Segre: “La gente è stufa di sentire parlare degli ebrei. Fra un po’ sui libri di storia della Shoah ci sarà solo una riga”

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“Quando uno è così vecchio come me e ha visto prima l’orrore, e poi, arriva a sentire che si nega addirittura quel che è stato – ed è così da tanti anni, dalla fine della guerra circa – a un certo punto, la coscienza si sveglia. Dopo che sei stato silenzioso, ammalato, non capito, a un certo punto non si è mai contenti. Quel che vedi attorno a te non è abbastanza per far capire l’orrore che tu hai visto, una come me è pessimista. E ritiene che fra qualche anno della Shoah ci sarà una riga sui libri di storia, e poi nemmeno quella”.

E’ una Liliana Segre particolarmente amareggiata quella che arriva a Palazzo Marino, a Milano, per presentare assieme al sindaco Beppe Sala le iniziative per il Giorno della Memoria. La senatrice a vita arriva addirittura a sottolineare: “Il giorno della Memoria è inflazionato, la gente è stufa di sentire parlare degli ebrei. E anche io fra un poco, toglierò il disturbo, visto che non posso nemmeno salire sul tram che porterà la scritta Memoriale della Shoah, perché devo girare con la scorta a causa delle minacce che ricevo”.

Di fianco a lei Sala lancia uno sguardo serio, preoccupato. Fra loro due all’inizio della conferenza stampa c’è stato un amichevole botta e risposta. “Liliana è venuta con me al deposito dell’Atm per vedere il tram 19 con la scritta Memoriale della Shoah e non è stata contenta di notare che manca l’indirizzo di questo luogo così importante”.

La senatrice che con Sala ha da anni un rapporto di fiducia e di stima, sorride: “E’ vero io mio lamento sempre, come dici tu. Ma ne ho anche qualche motivo. Il mio è un pessimismo naturale su questo argomento, dopo che le idee, le proposte, le speranze e le iniziative che possono venire da una vecchia come me non vengano accolte con il rispetto dovuto. Capisco che la gente dice da anni ‘basta con questi ebrei, che cosa noiosa’. Ma questo succede quando uno l’orrore l’ha visto e si accorge che ne può parlare solo con i pochi superstiti rimasti, perché tutti gli altri non ne possono più. E’ vero sindaco, cercherò di non lamentarmi più: finalmente quest’anno per la prima volta per Milano girerà un tram con scritto Giorno della Memoria. Vedrò la mia Milano col il mio tram con i papaveri, sul quale non posso più salire. Sono contenta, ma quanti anni sono che lo chiedo? Come mai c’è? Perché ho rotto le scatole, perché sono noiosissima, perché non sono mai contenta”, ha ribattuto Segre. “Quando uno ha visto l’orrore e ormai ne può parlare solo con 3-4-5 persone al massimo, perché gli altri per fortuna non l’hanno visto, certo che è più noioso degli altri e si sente dire da un sindaco in una conferenza pubblica che ha sempre qualcosa da criticare’ “. 

Viene presentato un fitto calendario di eventi in corso in vista del 27 gennaio, anniversario della liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Russa. Ogni anno per Liliana Segre, che vi arrivò 14 enne col il padre Alberto, è una fitta al cuore, pensando a chi non è tornato, a chi è “morto per la colpa di esser nato”.  Lei non fa niente per celare la sua tristezza: “Fra pochi giorni ci sarà un totem alla stazione Centrale che spiega come si raggiunge il Memoriale. Ma sono 30 anni che lo chiedo: sono contenta perché farò in tempo a vederlo”.

Invita a dare più importanza alle Pietre di inciampo: “Per me dovrebbero essere un pochino più alte del livello della strada, in modo che ci si possa mettere un fiore, o una pietra, come nei cimiteri ebraici. Mi spiace che vengano nascoste da bici, macchine in sosta, quando non vernice nera, che vuol dire ‘fai schifo, tu che sei stato condannato per la colpa di esser nato. Ecco, pensi sia importante portare i ragazzi a conoscere questi nomi, che è veramente essere te stesso, anche se solo una persona su mille se ne accorgerà, lì c’è il nome di una persona che ha fatto la scelta”.

“Ce ne sono migliaia in tutta Europa, invitano a fermarsi, a dire una preghiera, a dire quel nome. Come le mie pietre sacre, quelle posate per mio padre e i miei nonni: sono la tomba che non c’è stata permessa. Ma penso anche alle pietre dedicate ai bambini. Ce n’è una anche per un neonato deportato il giorno dopo esser nato. Davanti al bambino innocente, tutto il mondo si deve inchinare. E dire: ‘mai più!’  

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