Governo, il Movimento rinvia il voto su Rousseau: “Prima Draghi parli in pubblico”

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Ore 21,44, parla l’Elevato, con la “e” maiuscola, a leggere la pagina social del M5s. “Mi aspettavo il banchiere di dio, invece è un grillino, è simpatico, ‘vorrei iscrivermi…’. Ma prima vediamo se queste cose verranno confermate pubblicamente”, racconta Beppe Grillo. Poi ricorda la sua proposta della creazione di un ministero per la transizione energetica, una filippica ambientalista come fosse un suo spettacolo di dieci anni fa. Dopo arriva il succo: “A Mario Draghi ho detto che la Lega non ci deve entrare, mi ha risposto ‘non lo so, vediamo’. Mi ha detto sì su tutto, ha annuito sempre, ma la situazione non è ancora chiara, non si capisce, siamo in un Comma 22, prima di farvi votare dobbiamo aspettare un attimo e vedere cosa annuncia pubblicamente. Sarete voi a decidere, se andare o non andare, vi chiedo un attimo di pazienza”.

La sostanza della pazza giornata del Movimento è che un accordo di massima con Draghi c’è, ci sarebbe, ma tocca alla base decidere se vidimarlo o meno attraverso il voto su Rousseau. Solo che, a dimostrazione delle difficoltà e anche della paura del responso, la decisione è quella di rimandare di qualche giorno la consultazione online. Era prevista per oggi, inizio alle 14, fino a domani alla stessa ora. Ma serve un quadro più chiaro da esporre agli attivisti, secondo la vulgata ufficiale. Ad esempio se ci saranno ministri politici nel governo, quanti del Movimento e dislocati dove. Quale sarà il perimetro della coalizione, visto che sul veto alla Lega la posizione dei 5 Stelle e del garante sembra tenere. Dopodiché occorre anche, forse soprattutto, più tempo per convincere la base che il governo Draghi è la scelta giusta. La nuova strada maestra per portare avanti le idee e le riforme del M5s.

L’arrivo di Grillo a Roma per partecipare al secondo giro di consultazioni non era previsto, si è dovuto cambiare all’ultimo l’elenco coi nominativi da inviare agli uffici di Montecitorio. Oltre un’ora di colloquio col primo ministro in pectore e poi le parole di Vito Crimi al termine, per dire in sostanza che le richieste dei 5 Stelle sono state accolte. Come detto un ministero per la transizione ecologica, il no al Mes, il mantenimento del reddito di cittadinanza. “Da Draghi abbiamo avuto la rassicurazione che oggi più che mai è necessario rafforzare le misure di sostegno e razionalizzare quelle esistenti, creare misure universali che mettano insieme sussidi e ammortizzatori sociali, un sostegno sociale non solo per i lavoratori ma per tutte le categorie in difficoltà, perché il tema del lavoro è la principale sfida dopo che scadrà il blocco dei licenziamenti che ci auguriamo di poter prolungare”, le parole del reggente del Movimento in sala della Regina.

Resta però la domanda di fondo. Cioè se alla fine gli attivisti si ribelleranno al padre simbolico, al fondatore e garante che in questi giorni ci ha messo la faccia e l’anima per garantire la bontà dell’operazione. “Questa è la votazione più incerta di sempre”, ammette un alto in grado del Movimento, e lo dice con grande preoccupazione. Alcuni vorrebbero cancellarla del tutto e al caos generale si aggiunge quasi provvidenziale per questi ultimi la denuncia dell’europarlamentare Dino Giarrusso, “su Rousseau votano infiltrati e traditori, ho scoperto profili di persone in realtà nostre avversarie, serve che ci sia un reale controllo”.

I “no” al governo di grande coalizione sono i più rumorosi in rete, soffiare sul vento dello scontento e della rabbia viene meglio che invitare tutti alla calma, del resto nel M5s – nato con la premessa del vaffa – dovrebbero saperlo bene. Proprio a richiamare il famoso invito ad andare a quel paese del 2007, i contrari hanno organizzato un piccolo V-day online su Zoom contro il governo Draghi. “I nostri unici amici e alleati sono i cittadini, in questo governo ci imporranno la loro visione economica”, le parole della consigliera regionale del Lazio Francesca De Vito. Collegati c’erano una ventina tra deputati e senatori, con in prima fila Barbara Lezzi. “Perderemo ogni credibilità se entreremo in questo esecutivo, potremo invece praticare l’astensione”, è la sua proposta. Che poi è la stessa idea di Alessandro Di Battista, il quale in una diretta Facebook ha ribadito che voterà no all’accordo; e se invece il M5s opterà per il sì “allora farò le mie valutazioni”. Nelle prossime ore i big si esporranno per l’accordo, si racconta che era stata chiesta una clip anche a Giuseppe Conte ma avrebbe declinato. Le sue mire sul Movimento, comunque, non sono da opa ostile. Ora serve calma, i 5 Stelle più che a un partito somigliano ad una polveriera.

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