Green Pass, più della metà della Lega non vota il decreto bis. Salvini: “I nostri parlamentari sono liberi”. E sconfessa Fedriga

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Più della metà dei parlamentari leghisti assenti alla votazione del secondo decreto sulla certificazione verde, il sì arriva da soli 69 leghisti su 132. Scorrendo i tabulati della votazione, risultano in missione e quindi assenti ‘giustificati’ 12 leghisti, mentre sono 51 i deputati che non hanno partecipato al voto. Ieri invece gli assenti al voto di fiducia erano stati il 40 per cento, ma l’atteggiamento del gruppo del Carroccio non stupisce, perché ha la piena copertura del segretario Matteo Salvini. “I parlamentari sono liberi di esserci o non esserci. Ognuno è libero di agire secondo coscienza, siamo in democrazia e non in un regime”, le sue parole oggi in conferenza stampa a Milano. Per un partito che invece è organizzato e strutturato davvero come una caserma, la giustificazione del leader rappresenta la benedizione di un atteggiamento da opposizione dentro la maggioranza di governo sul provvedimento simbolo degli ultimi mesi di Mario Draghi.

Lega ancora divisa sul Green Pass: il 40% non vota. La conta tenta Salvini

Ovattata sala conferenze dell’hotel Hilton a Milano, il leader arriva per festeggiare l’arrivo di due consiglieri regionali da Forza Italia e certo la tempistica, dopo l’addio dell’europarlamentare Francesca Donato, non è stata casuale. Ma ancora una volta sulla questione vaccini e Green pass si appalesa la diversità di approccio tra una Lega stabilmente di governo e una che invece tende la mano anche al vasto ed eterogeneo mondo della protesta (e a volte del complottismo), incarnata proprio da Salvini. Il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga l’aveva detto chiaro: “Non c’è spazio per i no vax nella Lega”. Ma Salvini lo smentisce: “Sono per la democrazia e ogni idea è rispettata e rispettabile”. Il leader minimizza i contrasti interni e quando gli si chiede conto delle indiscrezioni sul rischio scissione arriva ad evocare manovre dei poteri forti: “Da trent’anni ne dicono di tutti i colori sulla Lega. Non abbiamo tanti amici tra i banchieri, i finanzierie i cosiddetti poteri forti, tra giornali e tv. Ma se aspettano una Lega divisa devono aspettare i prossimi trent’anni” aveva detto un’ora prima a TeleLombardia.

Non c’è solo la questione sanitaria però  a tenere banco. Salvini questa mattina ha ‘precettato’ tutti i presidente di Regione della Lega, che dovranno fare muro contro l’idea (del governo di cui la Lega fa parte…) di rivedere gli indici catastali, ipotesi che si tramuterebbe in un aumento della tassazione. “I cittadini mi parlano di queste cose: casa, bollette…”, spiega lui.

Lega, Salvini sulle divisioni nel partito glissa: “Bacioni”

Di certo la tentata opa leghista su un pezzo di Forza Italia non aiuterà a rasserenare gli animi in una coalizione attraversata da una fortissima competizione interna tra Salvini e Giorgia Meloni, mentre la federazione tra Lega e Fi non decolla: “Mi pare chiaro che qualcuno non la vuole. Le cose controvoglia non le impongo a nessuno. Mi spiace, ma ne prendiamo atto”, risponde Salvini. Le prossime amministrative non fanno prevedere nulla di buono per il centrodestra nelle grandi città, ma anche su questo il segretario federale fa esercizio di ottimismo: “L’obiettivo è arrivare al ballottaggio a Roma a Milano a Torino a Bologna e in altre città e chiuderla al primo turno a Varese, Novara, Trieste, Pordenone”. Quando si si arrivano a menzionare i centri minori è brutto segno, specie se ci si reputa “maggioranza nel Paese”, di certo comunque Salvini non si risparmia: oggi ci saranno altri quattro appuntamenti diversi in Lombardia mentre domani sarà in Calabria, cinque tappe toccando tre province.

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