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Guerra in Ucraina. Le intelligence europee non credevano al conflitto

PARIGI – I servizi britannici e americani di intelligence avevano allertato già nell’ottobre scorso i loro colleghi francesi, italiani e tedeschi sul rischio di una guerra in Ucraina scatenata da Vladimir Putin. Secondo una ricostruzione del giornale le Monde nell’autunno scorso erano arrivate da Washington e Londra le prime allerte su un possibile “intervento russo in Ucraina”.

Molte informazioni sono state scambiate al livello bilaterale tra alleati, ma a metà novembre, su iniziativa della Casa Bianca, è stato istituito un processo di cooperazione avanzata tra le agenzie di intelligence di Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Italia. Il “Gruppo dei Cinque” si è riunito più volte per esaminare e valutare l’intelligence raccolta. Arrivando a conclusioni opposte. Da una parte – americani e britannici – chi non aveva più dubbi sulle intenzioni di Putin. Dall’altra – francesi, tedeschi e italiani – chi non ci voleva credere fino in fondo.

Alle discussioni ristrette intorno al rischio di una guerra in Ucraina hanno partecipato il capo britannico del Joint Intelligence Committee, il responsabile tedesco dei servizi segreti presso la Cancelleria tedesca, il coordinatore francese dell’intelligence francese. L’Italia era rappresentata dal capo del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, Elisabetta Belloni

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A dicembre gli Stati Uniti sono sempre più convinti dello scenario che si sta preparando a Mosca, con notizie che vengono fatte filtrare sulla stampa Usa. Nelle riunioni con gli alleati del “Gruppo dei Cinque”, l’americana Avril Haines, nominata da Joe Biden direttrice della National Intelligence, avverte in modo netto i suoi omologhi: le dichiarazioni concilianti del capo del Cremlino sono una tattica diversiva. L’obiettivo di Putin, prosegue Haines, è invadere l’Ucraina.

Gli europei non prendono fino in fondo l’ipotesi sul serio. Tanto che non partecipano allo sforzo di Usa e Regno Unito per cominciare a preparare l’esercito ucraino alla guerra. Le forze britanniche organizzano esercitazioni militari congiunte e missioni di addestramento con l’Ucraina. Gli americani stanziano fondi e aiuti militari. Gli europei hanno aspettato lo scoppio dell’offensiva per mandare armi, ma è probabile che il sostegno preventivo di Usa e Regno Unito si sia rivelato importante nella resistenza che l’esercito russo ha trovato nei primi giorni della sua avanzata. 

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Anche quando la Casa Bianca comincia a desecretare alcuni contenuti di intelligence, comprese le immagini satellitari delle truppe russe schierate al confine, alcuni responsabili politici a Parigi e Berlino parlano di “allarmismo”. Aiutati in questo approccio anche dal presidente ucraino Zelensky che non apprezza le continue allerte – ormai pubbliche – che arrivano da Washington.

Fino a pochi giorni prima dell’invasione Emmanuel Macron e Olaf Scholz restano convinti che sia ancora possibile una soluzione diplomatica. Il presidente francese va a Mosca, seguito poi dal cancelliere tedesco. Si parla di un possibile viaggio di Mario Draghi anche se, nota le Monde, nelle riunioni del “Gruppo dei Cinque” gli italiani sono “rimasti in disparte, data la loro dipendenza dal gas russo e le loro interazioni con Mosca sulla questione libica”.

In parallelo alle informazioni – ormai certezze – di americani e britannici sui preparativi russi che si intensificano, con la previsione di una data di attacco (sbagliata solo di qualche giorno), Francia e Germania cercano di rilanciare le discussioni del formato Normandia sugli accordi di Minsk. Macron crede che le manovre militari di Putin siano un modo di fare pressione sugli alleati occidentali per ottenere il massimo su separatisti nel Donbass e “nuova architettura di sicurezza” nell’ambito della presenza Nato sul continente. “La Francia ha voluto dare a Putin tutte le opzioni possibili per evitare la guerra” si sono giustificati a posteriori i diplomatici francesi rispondendo a chi segnala un grave errore di valutazione. 

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Qualche ora prima del discorso di Putin che annuncia il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, il presidente francese esce da una telefonata con Putin sostenendo che il presidente russo è pronto a parlare con Biden. L’ennesima menzogna. Alla luce del dibattito avvenuto nel “Gruppo dei Cinque” – tra allarmisti e prudenti – è facile capire perché è da Parigi che oggi arrivano i messaggi più pessimisti. “Il peggio deve ancora venire” hanno spiegato i consiglieri di Macron dopo l’ultimo colloquio con il Cremlino.



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